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Via 5 padiglioni ex ospedale al Mare e avanti i resort. C'è il vincolo: Italia Nostra non ci sta

Domani la commissione regionale per il patrimonio del Mibact esamina la richiesta di togliere l'interesse monumentale degli immobili per abbatterli. Per Cassa depositi e Prestiti non si tratterebbe di originali

Su 5 padiglioni dell'ex ospedale al Mare del Lido pende la spada di Damocle, della commissione regionale per il patrimonio culturale del Mibact (ministero dei Beni culturali), della demolizione. A chiedere di esaminare quella richiesta è Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) che ha firmato, assieme a Comune, Regione, e Cdp Investimenti, il progetto di realizzazione dei resort al Lido (di Club Med e Th Resort). Si tratta dei padiglioni: Vicenza, Verona, Venezia, il Belluno e il padiglione Orfani di Guerra. Sono beni che lo Stato ha vincolato, quindi immobili di interesse culturale, dal 2008, protetti dall'articolo 9 della Costituzione. A pagina 18 del documento che Cdp presenta alla commissione sono evidenziati gli edifici che devono essere abbattuti, e fra questi ci sono i 5 padiglioni in questione.

Ecco la disposizione:

Pianta padiglione-2

Per Salvatore Lihard del Comitato a difesa della Sanità pubblica veneziana, Cdp, che ha incontrato cittadini e comitati il 3 febbraio scorso, disse che «sebbene quegli immobili lato mare siano posizionati in una zona che rimane esterna rispetto ai resort, non sono esteticamente compatibili con il complesso turistico che lì vicino dovrebbe sorgere», per questo sarebbero da abbattere. Domattina, giovedì 28 maggio, si riunisce la commissione regionale del Mibact in merito. Per questo Italia Nostra entra sulla questione a gamba tesa.

Stile Liberty o repliche?

Una autorizzazione alla demolizione, secondo l'associazione, «appare oltremodo grave» perché il decreto accerta che la struttura a padiglioni dell’ospedale al Mare «è di estremo interesse in quanto complesso di immobili nato con finalità di servizio sanitario pubblico, che vede al suo interno interessanti esempi di architettura del primo Novecento». Insomma Art Nouveau (stile Liberty): al Lido ci sono molti esempi. «La distruzione di 5 padiglioni altererebbe irrimediabilmente il “complesso monumentale” sotto il profilo architettonico e paesaggistico e la percezione visiva che di esso hanno le persone». Di parere diametralmente opposto chi sostiene che abbattere quei 5 stabili, su un totale di 33 di cui si compone l'ex ospedale, sia sensato: Cdp, probabilmente, ritiene che rappresenti il "male minore", anche perché si tratterebbe di repliche e non degli edifici originali. Contemporaneamente il progetto prevede che il presidio sanitario, la scuola, la chiesa e il teatro vengano mantenuti e ristrutturati, a disposizione del pubblico.

L'interesse culturale

A tracciare la storia di questi immobili oggetto della discordia, è ancora Italia Nostra. Il padiglione Verona (1922), ad esempio, «è rilevante per la storia delle istituzioni collettive sanitarie, in quanto fu il primo realizzato anche con finanziamenti privati (in cambio il reparto veniva intitolato alla città di provenienza cui veniva riservato un numero di posti letto)». Fu anche il primo, prosegue l'associazione, a ospitare tubercolotici di ogni età. Per cinquant’anni, infatti, l’ospizio marino era stato adibito esclusivamente alla cura dei bambini e l’introduzione degli adulti segnò la sua definitiva trasformazione da ospizio in ospedale. Il padiglione Orfani di Guerra (1933) «ha una caratteristica forma a L con due spettacolari loggiati ai piani secondo e terzo che non hanno similitudini in altre parti del complesso monumentale. È stato fra l'altro immortalato nel documentario "Prossimi al mare", del cineasta Daniele Frison. Il padiglione Venezia, realizzato tra il 1923 e il 1924, è una delle costruzioni che meglio hanno conservato le loro caratteristiche architettoniche».

Il regolamento comunale

Sempre domani, alle 14, si riunirà la V Commissione consiliare per l'esame della proposta di deliberazione per la riqualificazione e il rilancio dell’isola del Lido, che riguarda tutto il complesso ospedaliero acquistato da Cdp, nel 2013 dal Comune, per 50 milioni di euro. Adozione variante 53 al piano degli interventi per le aree dell’ospedale al Mare, della Favorita e per le fasce di rispetto cimiteriali e per l’arenile del Lido. In questo caso si tratta di cambiare il regolamento comunale, affinché la classificazione divenga tale da consentire la realizzazione di strutture alberghiere.

Il demanio

È d'accordo, con chi afferma che i 5 padiglioni sono il «male minore», il portavoce del Comitato per la difesa della Sanità pubblica, Lihard, sul fatto che ci sia «un pasticcio anche più grande da risolvere»: quello del padiglione Rossi, il monoblocco. Per "toglierlo di mezzo" si dovrebbe abbattere. Per abbatterlo bisogna ottenerlo dal proprietario: che è il demanio in questo caso. Il suo prezzo potrebbe essere impegnativo per le casse pubbliche. Il demanio raggiungerà un accordo per cederlo gratis al Comune? Non sembra sia ancora avvenuto. Anche perché mancherebbe la motivazione pubblica, se la ragione dell'abbattimento è la nascita dei resort privati. A questo proposito Cdp dice che alla demolizione del Rossi corrispondono il trasferimento e la ricostruzione del nuovo polo sanitario in via dell'Ospizio Marino, al posto del vecchio "rudere" del monoblocco (della cui «necessaria» sopravvivenza sono convinti in diversi sull'isola, tra gruppi e cittadini). «Spariscono 4 piscine, l'area riabilitazione e la palestra. E se ne va pure il parcheggio del piazzale del monoblocco, che oggi comprende fino a 80 posti più gli stalli degli infermieri a domicilio, e quelli per le ambulanze - ribadisce Lihard - E al momento non è dato sapere dove verrà ripristinato. Se andrà nell'area dell'ex Ginecologia ci sarà un consumo di suolo pubblico», afferma.

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