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L'allarme degli avvocati: «Giustizia in ginocchio, rischio di un blocco del sistema»

L'appello dei legali veneziani, uniti ai colleghi dell'intero Paese. Domani una manifestazione a Roma

«È necessario che l'attività dei tribunali riparta quanto prima, perché i diritti dei veneziani sono ostaggio degli strascichi del Coronavirus. La giustizia è in ginocchio, l'attività degli avvocati non è ancora ripartita e questo si ripercuote sul sistema giustizia in toto». Sono le dure parole di Giuseppe Sacco, presidente del Consiglio dell'Ordine degli avvocati di Venezia (Coa) in merito all'attuale situazione che sta vivendo il mondo dell'avvocatura. I legali veneziani, al pari dei colleghi nazionali, soffrono le lungaggini nell'effettiva ripartenza della attività nei tribunali, con le naturali ripercussioni sia sui diritti delle persone, ma anche sull'economia locale, dato che a risentirne sono anche le imprese.

Udienze online difficili da gestire

Il Covid-19 ha messo in stand-by i tribunali, rendendo difficoltosa la celebrazione delle udienze, anche perché il personale in smart-working non è in grado di operare nella pienezza delle proprie funzioni. «Per primi in Italia ci eravamo attrezzati per svolgere udienze online, cercando di favorire il distanziamento sociale, ma anche questa strada è risultata di difficile percorribilità», continua Sacco. A Venezia, come nel resto del Paese - spiegano gli avvocati - c'è forte preoccupazione per le scelte del Governo, che sta rischiando di far propendere l'ago della bilancia verso i rinvii delle cause.

Le richieste degli avvocati

«Bisogna far sì che i diritti siano rispettati e che gli avvocati siano messi in grado di esercitare la loro professione quanto prima, non si può rischiare di ingolfare ulteriormente il sistema-giustizia», prosegue nell'analisi il presidente del Coa. Per questo, gli avvocati veneziani si schierano al fianco dei colleghi di tutta Italia, chiedendo con forza che le attività giudiziarie riprendano in modo uniforme in tutto il territorio nazionale anche con sistemi già sperimentati per arginare l'emergenza; che giungano adeguate risorse per la giustizia e per garantire la messa in sicurezza degli edifici giudiziari;
che si creino infrastrutture informatiche degne di consentire l'operatività del sistema anche da remoto e che ci sia un aumento del fondo di dotazione del patrocinio a spese dello Stato per la difesa degli strati deboli della società.

«Sono alcuni passi necessari per far sì che il sistema possa ripartire e con esso anche il territorio non rischi di rimanere invischiato nella mancata tutela dei diritti. I cittadini devono potersi sentire al sicuro e la giustizia non può esser lasciata in balia di sé stessa», conclude Sacco. Domani è attesa una manifestazione nazionale a Roma.

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