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Impennata dei canoni e sfratti: «La riforma contro i furbetti ha piegato anziani e famiglie»

Pd: «Si rischia l'emergenza abitativa, il Comune intervenga». Sindacati: «Serve un forte intervento pubblico nell’edilizia residenziale popolare per dare risposte alle persone in difficoltà»

Non sanno più a chi rivolgersi. Chiamano i giornali, chiedono aiuto ai sindacati, interpellano la politica locale. Sono gli inquilini veneti delle case Ater che hanno scoperto, attraverso le missive che l'ente ha iniziato a mandare a giugno scorso, di aver perduto le proprie sicurezze in fatto di casa. È bastato un nuovo indicatore: l'Isee Erp. Entrato in funzione dopo il rodaggio, ha previsto un campo più ampio di osservazione e accertamento dello status economico e sociale dell'inquilino, per rimettere a posto diritti, doveri, equità e giustizia. In qualche caso per sconvolgere l'esistenza di qualcuno, attraverso un avviso di avvio del procedimento di sfratto.

L'aumento

«Ci sono famiglie, anche tra i veneziani, il cui canone d’affitto, aggiornato secondo i nuovi parametri di calcolo, risulta talmente elevato da non essere sostenibile. In molti casi il nuovo canone di locazione ricalcolato supera del 40% il reddito complessivo del nucleo famigliare, che molto spesso deriva da pensioni di anzianità», dice Monica Sambo, capogruppo Pd in Consiglio comunale. Stesso allarme era stato lanciato pochi giorni fa dalla Cgil regionale: «In ginocchio anziani e nuclei famigliari più fragili».

L'isee

Se l'Isee infatti non basta più a determinare il diritto all'alloggio nell'edilizia residenziale pubblica, e i termini del contratto, entrano nei calcoli anche i risparmi, i tfr (trattamento di fine rapporto), i conti in banca. Anche se corrispondono a cifre ben al di sotto del valore di una casa sul mercato, stando a quanto riferito da sindacati e comitati. «Chi percepisce un ammontare copiscuo del trattamento di fine rapporto non è un giovane - spiega un'inquilina Ater del quartiere Pertini di Mestre -. Stiamo parlando di persone appena andate in pensione, che mensilmente guadagneranno di meno, e a cui spesso la liquidazione serve come l'aria per integrare l'assegno pensionistico, o per garantirsi un'assistenza domiciliare. Figuriamoci affrontare l'affitto di una casa privata. E di sicuro le banche non concedono mutui agli anziani. Ma allora queste regole quale giustizia restituiscono? E a chi?», si chiede.

L'interrogazione

«Sulla questione il Partito Democratico ha chiesto in Consiglio un'interrogazione urgente rivolta all’amministrazione Brugnaro, affinché si attivi immediatamente per porre rimedio alla grave situazione che si sta creando in tutto il territorio comunale e che, sia in terraferma che a Venezia, potrebbe rappresentare l’ennesima “mazzata” per i residenti, determinando una vera e propria emergenza abitativa - afferma Sambo e continua -. Per chi vive a Venezia avere un reddito famigliare che supera, magari di pochi euro, il valore Isee di 20 mila euro non significa certo disporre delle risorse economiche sufficienti per affrontare il mercato degli affitti di una delle città più turistiche del mondo. Bisogna tutelare anziani e le famiglie ed è necessario che venga riconosciuta la specificità di cui il Comune lagunare necessita, in forza delle proprie caratteristiche particolari». Senza contare che spingere inquilini sul mercato privato potrebbe contribuire a gonfiare affitti, valori del mercato immobiliare e rendite, oltre a spingere via con ancor più forza i residenti dalla città. Con quale criterio a favore di residenzialità e giustizia redistributiva? E con quale attenzione alle specificità di Venezia?

I furbetti

Sulla questione sono intervenuti anche Daniele Giordano della Funzione Pubblica Cgil e Daniele Tronco, del sindacato Spi della Camera del Lavoro di Venezia. «Stiamo raccogliendo tante segnalazioni da parte di inquilini di case Ater o comunali che si trovano in grande difficoltà. L’Ater di Venezia gestisce 9.718 abitazioni totali, di cui 8.651 di edilizia residenziale pubblica, a cui si aggiungono 950 case amministrate per conto dei Comuni. Incredibilmente numerosi sono i casi in cui viene denunciato un drastico incremento degli affitti, in alcuni casi anche del 300%, o avvisi di possibili sfratti entro i 24 mesi definiti dalla norma. Dalle segnalazioni che riceviamo risulta che sono le persone anziane, spesso sole, o con grave disagio sociale a essere colpite dal nuovo meccanismo di calcolo. Abbiamo sempre sostenuto la necessità di una riforma dell’Isee. Però ora ci sono anziani, con pensione minima o poco più, che hanno risparmiato su ogni singolo euro, a subire un ricalcolo che rischia di mandarli in rovina. Serve un immediato intervento di Regione e Comune - sostengono Tronco e Giordano -. Invitiamo gli enti locali a una rivalutazione delle situazioni - concludono - affinché una riforma volta a colpire i “furbetti dei canoni” non si trasformi in uno strumento per fare cassa sulle spalle degli anziani e dei più deboli».

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