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Case di riposo: «Emergenza da 18 anni». Regione al lavoro per il piano 2019-2023

Sindacati in mobilitazione al Ferro Fini martedì 28 maggio. L'assessore Lanzarin convoca in Azienda Zero fondazioni ed enti privati di assistenza, Ulss, Anci e conferenze dei sindaci

I sindacati continuano sulla strada della mobilitazione per le Ipab, chiedendo in Veneto una riforma prevista con legge statale dal 2001. La Regione convoca un tavolo in Azienda Zero con gli attori pubblici e privati del sistema socioassistenziale, dopo gli incontri con i rappresentanti sindacali e rassicura: «Il sistema veneto della residenzialità per terza e quarta età, finanziato ogni anno con oltre 500 milioni di euro dalla Regione, conta attualmente 31 mila posti letto, di cui circa 30 mila accreditati: il 48% sono gestiti da Ipab, il 18 per cento da fondazioni, il 12 per cento da società private, l’8 per cento da cooperative, il resto da enti religiosi, Comuni, comunità montane, partecipate di enti locali o aziende sanitarie».

La mobilitazione

«Siamo gli unici, assieme alla Sicilia, a non aver ancora adottato il testo di riforma - scrivono i sindacati -. Nel frattempo si sono succeduti 13 progetti di legge, l’ultimo dei quali dichiarato “superato” dall’assessore Lanzarin. La situazione intanto evolve con una crescente privatizzazione del settore (le stesse Ipab tendono a trasformarsi in fondazioni per una non risolta questione di svantaggio fiscale), un peggioramento della qualità dei servizi, una maggior sofferenza di disabili e anziani non autosufficienti». La mobilitazione di martedì è in risposta alle richieste di una popolazione in continuo invecchiamento. È paradossale che la Regione, in prima fila nel richiedere maggiore autonomia, non eserciti quella che ha già, come nel caso del riordino normativo delle Ipab, nella sua titolarità dal 2001».

I dati

Secondo i dati Istat, presentati dalla Regione, circa 230 mila persone (cioè il 20 per cento degli over 65) sono potenzialmente a rischio di perdere la propria autosufficienza. Il Veneto risulta essere tra le regioni più attrezzate per rete di strutture e servizi per anziani, con un’offerta gestita per metà da enti pubblici, o a contributo pubblico. Nel 2030 i non autosufficienti saranno 270 mila, e tra vent’anni, nel 2040, saliranno a 318 mila. Solitudine, patologie croniche e demenze incideranno sempre di più nello stato di salute degli over 75 e l’attuale copertura dei servizi si rivelerà insufficiente.

La riforma

«Stiamo mettendo a fuoco dati ed evidenze della situazione regionale della non autosufficienza - scrive la Regione -. Tra i problemi principali quello della disomogenea distribuzione territoriale dei servizi, l’eterogeneità dell’offerta erogata nelle diverse Ulss, la sostenibilità dei costi di gestione. Serve un disegno più ampio di rivisitazione del sistema pubblico esistente. Nel prossimo incontro, entro l’estate, presenteremo a tutti gli attori del sistema socio-assistenziale la riforma che questa amministrazione ha in mente».

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