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Firma per Porto Marghera: quasi 27 milioni per attrarre investimenti

Il governatore Zaia, il ministro Di Maio e il sindaco Brugnaro hanno sottoscritto a Roma l'accordo di programma per riqualificare l'area di crisi industriale complessa

È stato firmato oggi a Roma, nella sede del ministero dello Sviluppo economico, l’accordo di programma per l’attuazione del "progetto di riconversione e riqualificazione industriale" (Prri) dell’area di crisi industriale complessa del territorio del Comune di Venezia. A sottoscrivere il documento sono stati il ministro Luigi Di Maio, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il sindaco Luigi Brugnaro. In sostanza l'accordo promuove, tramite lo stanziamento di una certa somma, la promozione di iniziative imprenditoriali per la riqualificazione del tessuto produttivo esistente e l’attrazione di nuovi investimenti (anche finalizzati alla diversificazione produttiva e al reimpiego dei lavoratori).

Fondi per investimenti e lavoro

Il Mise - riporta la Regione - interviene con 20 milioni di euro concedibili per sostenere i progetti di investimento industriale di entità compresa tra 1,5 e 20 milioni di euro. Palazzo Balbi, da parte sua, si impegna a destinare all’area ulteriori 6,7 milioni di euro per gli interventi a sostegno dell’occupazione, della riqualificazione e dell’adeguamento professionale dei lavoratori. A questo si aggiunge la previsione di una premialità per le piccole e medie imprese dei settori manifatturiero e dei servizi alle imprese nei bandi Por Fesr (programma operativo del fondo europeo di sviluppo regionale) per progetti destinati allo sviluppo di quest’area di crisi industriale complessa. Per il periodo 2018-2020, in particolare, il ministero e la Regione valuteranno il sostegno di eventuali piani di grandi dimensioni (superiori ai 20 milioni di euro) e con rilevanti impatti occupazionali, con la formula dei contratti di sviluppo, come già avvenuto nel caso della Pilkington. Per Brugnaro si tratta non solo di «un segnale di grande attenzione per Venezia, Porto Marghera e Murano», ma anche di «un esempio positivo di collaborazione tra istituzioni a favore delle aziende e degli imprenditori che vogliono investire sul territorio e creare posti di lavoro». Già in fase di call effettuata a marzo 2018, a livello statistico e propedeutico all’atto di oggi, si è verificato un forte interesse: registrati 59 progetti di sviluppo o riqualificazione, per un valore di circa 600 milioni di euro di investimento e mille nuovi posti di lavoro.

«Nuova fase di crescita»

All’accordo partecipano anche la presidenza del Consiglio dei ministri, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, i ministeri dell'Ambiente e delle Infrastrutture, il Comune e la Città metropolitana di Venezia, l’Autorità portuale veneziana, e, per presa visione, anche l’agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa (Invitalia), che gestisce l’intervento agevolativo nazionale e gli strumenti agevolativi operativi nell’area sulla base delle competenze già attribuite o che le saranno attribuite in relazione a nuovi regimi di aiuto. Per Zaia, l'accordo pone le basi per la realizzazione di «interventi destinati a creare le condizioni per una nuova fase di crescita del tessuto industriale di Venezia e di Porto Marghera».

Mappatura e semplificazione

Per Pino Musolino, presidente del porto, «con la firma di oggi si compie un ulteriore passo avanti nel processo di riqualificazione del tessuto produttivo veneziano e di rilancio dell’occupazione». «In questi mesi - continua - ci siamo impegnati, assieme al Comune, per censire le zone produttive pubbliche disponibili, mentre è ancora in corso una procedura ricognitiva per individuare aree e immobili privati che potrebbero rivelarsi ricettivi e attraenti. Il passo successivo sarà quello di semplificare le procedure, accelerando il trasferimento delle informazioni chiave agli investitori e l’iter amministrativo che porterà all’insediamento di nuove attività. Porto Marghera è già oggi un’area industriale vitale e produttiva, e la gran parte degli oltre 2.000 ettari che corrispondono alla prima e alla seconda zona industriale risulta stabilmente occupata da circa 1.000 aziende che danno lavoro a oltre 13.500 addetti. Esistono, però, alcuni spazi dismessi che, se riconvertiti e riqualificati a livello ambientale, potrebbero risultare particolarmente attraenti per investitori italiani ed esteri, che si troverebbero a beneficiare di un’area già infrastrutturata, dotata di collegamenti viari e ferroviari sviluppati e collocata a ridosso delle banchine del porto veneziano, vero gateway d’accesso ai mercati del Mediterraneo e del Medio ed Estremo Oriente».

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