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I commercialisti veneziani chiedono gli ISA facoltativi per il primo anno

Gli Indici Sintetici di Affidabilità, che sostituiscono i vecchi studi di settore per le imprese, invece che migliorare il rapporto Fisco e contribuente, stanno generando gravi difficoltà alle imprese ed ai commercialisti che le assistono. Il presidente Da Re: “Diciamo basta alle norme fiscali fatte poco prima dell’applicazione”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VeneziaToday

I modelli I.S.A., Indici Sintetici di Affidabilità del contribuente, sono gli eredi degli studi di settore e il loro primo anno di applicazione sta creando non poche difficoltà. La mobilitazione dei commercialisti, che da mesi segnalano moltissime anomalie e malfunzionamenti, a partire dai ritardi nella diffusione del software che serve a calcolarli, ha già ottenuto un primo risultato: la proroga dal 1° luglio al 30 settembre delle scadenze di versamento per i contribuenti che svolgono delle attività interessate dagli Isa. Ma la proroga è ritenuta insufficiente dal Consiglio Nazionale dei Commercialisti e dagli Ordini locali, che chiedono ufficialmente al governo che per il primo anno gli I.S.A. siano resi opzionali e non obbligatori.

“Gli Isa sono un’evoluzione degli studi di settore la cui efficacia, che consiste nella costruzione di un nuovo rapporto tra fisco e contribuenti, potrà essere verificata solamente nel lungo periodo. - sottolinea Massimo Da Re presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Venezia - Per il momento sappiamo solo che, a causa dei ritardi nella diffusione dei software e per una serie di sostanziali problemi applicativi, stanno generando grandi difficoltà a tutti i commercialisti italiani ed alle imprese. Per questo ribadiamo con forza la nostra richiesta di facoltatività per questo primo anno di loro applicazione.”

Alla prima prova sul campo gli I.S.A. stanno generando problemi di innegabile rilevanza: sono numerosissime le segnalazioni di anomalie e malfunzionamenti pervenute dal territorio, indicative di una situazione di grave disagio in evidente contrasto con le disposizioni dello Statuto dei Diritti del Contribuente. “Invece che costruire una migliore collaborazione tra Fisco e contribuente - continua Da Re - gli I.S.A. stanno ottenendo l’effetto opposto perché le imprese con indici di affidabilità fiscale bassi dovrebbero accettare di pagare più imposte per migliorare il proprio indice. A livello nazionale è in gioco qualche miliardo di euro. Si tratta di un sistema apparentemente premiale che è utile per portare ulteriore gettito allo Stato, considerato che in questo momento gli ISA non possono ancora essere considerati affidabili. Si sarebbe potuto attivare un periodo temporaneo di test per verificarne l’affidabilitò, prima di pretendere l’applicazione tout court.”

Dal punto di vista operativo sono 152 le versioni degli I.S.A. per le varie tipologie di attività, in cui vanno importati i dati precalcolati messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, previa acquisizione da parte dei professionisti della delega del cliente. I dati ottenuti dall’Agenzia devono essere sottoposti ad un laborioso controllo perché riguardano, in taluni casi, valori relativi a 7 anni precedenti. La compilazione dei modelli richiede una rielaborazione dei dati della contabilità e l’acquisizione di ulteriori elementi di natura extracontabile, attività, quest’ultima, che deve necessariamente avvenire con la collaborazione del contribuente.

Ottenuti gli indici di affidabilità vanno analizzati, soprattutto gli indici di anomalia, per capirne l’origine: può trattarsi anche di un errore di compilazione, oppure di dati inesatti importati. Stabiliti gli I.S.A. occorre analizzare i conseguenti adeguamenti dei ricavi/compensi, per migliorare il punteggio di affidabilità fiscale ottenuto, illustrare al cliente i risultati e le opzioni possibili per poi stabilire se sia necessario l’eventuale versamento integrativo delle imposte. “Le imprese sono già impegnate a versare imposte elevate, non possono anche pagare per gli adempimenti che servono a pagare le tasse. Per questo motivo, assieme alle associazioni di categoria economiche - conclude Da Re - stiamo da tempo chiedendo regole fiscali e tributarie chiare, facilmente applicabili e analizzabili per tempo, ma questi appelli sono spesso rimasti inevasi come se per gli imprenditori non fosse importante una pianificazione fiscale lecita e stabile nel tempo. Le strategie aziendali, infatti, sono accompagnate da analisi costi benefici che comprendono anche i risvolti fiscali e tributari dei quali le aziende devono tenere conto per poter predisporre un'adeguata analisi economica e finanziaria”.

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