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La proposta per gli scarichi delle locazioni turistiche: «Fosse settiche obbligatorie non in cemento»

La proposta è stata letta dal Gruppo 25 Aprile lunedì in commissione consiliare a Mestre, durante l'esame del regolamento edilizio. «L'altra via è il completamento della rete fognaria»

«Completare la rete fognaria o dotare le strutture che fanno locazioni turistiche di fosse settiche». Questa è la strada del comitato 25 Aprile di Venezia, per evitare il rischio sanitario in laguna e l'inquinamento da materiale fecale. Le ragioni della proposta sono state illustrate lunedì dal portavoce del gruppo, Marco Gasparinetti, in quinta commissione consiliare, durante l'esame della proposta di delibera Pd, del 18 luglio 2019, sul regolamento edilizio. Un pericolo, quello sanitario, già enunciato da «un rapporto di Insula del 1999 e che oggi - spiega Gasparinetti - rischia di esplodere, per l'indiscusso aumento di posti letto a uso turistico, ma anche in caso di entrata in funzione del Mose. Le paratoie, innalzate, bloccando per giorni il flusso delle acque nei canali lagunari, proteggono la città dagli allagamenti, ma impediscono anche all'unico sistema di «depurazione naturale, la marea, di pulirli anche dagli scarichi degli impianti sanitari». Risultato: una concentrazione e proliferazione insalubre di batteri, a somiglianza delle fogne di altre epoche, fa capire Gasparinetti.

I materiali proposti, le critiche

«Hanno ragione gli architetti - dice Gasparinetti - a parlare di cementificazione e irrigidimento delle strutture - che invece a Venezia devono essere flessibili per la specificità ambientale, e infatti quasi tutto è stato realizzato in legno per garantirla - ma, dice parliamo di vasche sopraelevate, installate al di sopra del pavimento, che non comportano alcuno scavo e alcun utilizzo di materiale cementizio, servendosi di materiali quali il polimerizzato di propilene resistente agli effetti corrosivi delle maree. Sono manufatti già presenti in centinaia di abitazioni». Sono 50 mila i posti letto a uso turistico (plut) in città e isole veneziane, di cui quelli a vocazione turistica fai da te corrispondono, secondo gli ultimi dati comunali, a 20 mila circa, di cui il 70 cento non dotati di sistemi di trattamento delle acque reflue.

I costi

«Irrisori e ammortizzabili in pochi mesi i costi - dice il comitato -. Dai 15 ai 18 mila euro a fossa settica. Calcolando che una fossa di questo tipo può servire 2 o 3 appartamenti e lavori rapidi». Per i condomini è più difficile, ma allora certe affittanze possono essere convertite da turistiche a residenziali, dice Gasparinetti, visto che in questo ultimo caso c'è una deroga all'obbligo degli impianti di depurazione. «Apprezziamo il fatto che nel regolamento edilizio esistente ci sia già l'obbligo delle fosse. E non parliamo delle strutture che hanno già il codice identificativo regionale, comprendiamo che una misura retroattiva possa essere vissuta come penalizzante. Ma in futuro, per chi vorrà fare affittanze turistiche, dovrà dotarsi delle fosse settiche». Una misura, conclude il portavoce dei 25 Aprile, che risolve in una volta sola il problema ambientale, di conformità alla legge delle strutture, e che può aprire la strada per una riconversione di alcuni degli affitti veloci in locazioni stabili per i residenti.

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