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Solomon salvò una ragazza nel Piovego, eroe senza cittadinanza: "Non si può star fermi quando qualcuno sta rischiando la vita"

Via dalla Nigeria per sfuggire a Boko Haram, dai campi in Libia arriva con il barcone in Italia. Pendolare sulla tratta Padova - Venezia, lavora come giardiniere in laguna

E' balzato agli onori delle cronache per un tuffo, Solomon. Sì perché quando ha visto, il 2 luglio, una ragazza buttarsi nel Piovego a Padova, non ha esitato e l'ha salvata. 

In acqua non si vedeva nulla

"Non si può stare fermi - racconta Solomon - quando qualcuno rischia di morire. Quando l'ho vista buttarsi nel Piovego ho subito capito che qualcosa non andava. Non si vedeva più appena è entrata in acqua. Così ho fatto qualche passo indietro rispetto a dove mi trovavo, mi sono tolto i vestiti per non avere impedimenti e mi sono buttato anche io. L'acqua era sporca e non vedevo nulla, ma a un certo punto i nostri corpi si sono toccati. Lei si è aggrappata a me con tutte le sue forze, mi faceva anche male. Ho nuotato fino a quando non l'ho riportata a riva". Lo racconta con semplicità, senza enfasi, Solomon. "E' normale cercare di aiutare qualcuno in difficoltà, lo rifarei ancora se mi ricapitasse. Non si può mica rimanere fermi a guardare".

Boko Haram, l'Isis d'Africa

Nei giorni in cui tutti gli occhi del mondo sono puntati del Mediterraneo, dove aumenta la conta dei morti di disperati in cerca di salvezza, Padova celebra il suo eroe. Solomon arriva dal nord della Nigeria, dalla capitale di uno dei trentasei stati che compongono il Paese e che da il nome allo stesso: Katsina. Lì Boko Haram, la versione africana dell'Isis, continua ancora oggi a mietere vittime. Una delle tante crisi umanitarie che investe il continente africano. Vista la sua vita in pericolo, in quanto cristiano, ha deciso di fuggire. Ha attraversato a bordo di dei camion il deserto, ha lavorato in Libia per un egiziano fino a quando la situazione è precipitata, cinque anni fa. Una volta che il suo datore di lavoro e amico è scappato dal Paese nordafricano, Solomon  è rimasto nelle maglie dei miliziani che del traffico di uomini fanno una delle prime voci di sostentamento. "Uccidevano gente tutti i giorni, sparavano sempre. E poi picchiavano, lì è una situazione molto difficile, molto pericoloso. Si aspetta solo di salire su una di quelle barche e di sopravvivere fino a quel momento".

Il lavoro

Richiedente asilo, è assistito da degli avvocati di Mestre. Vive a Padova ma lavora a Venezia, uno dei tanti pendolari che ogni giorno percorre la tratta con il treno. Solomon si occupa di piccole manutenzioni e soprattutto giardinaggio. Il sindaco Giordani, il vice Lorenzoni e l'assessora Benciolini lo hanno salutato e ricevuto in sala giunta. Solomon ha consegnato una lettera del suo datore di lavoro, il dottor Benedetto Cristofori. Lavora come giardiniere, regolarmente assunto. Quando gli parliamo si esprime quasi sempre in italiano ma quando deve affrontare gli argomenti più duri, come la guerra nel suo Paese o la Libia si esprime in inglese. L'italiano lo ha imparato da solo in questi anni. Giordani ha promesso di fare avere la lettera, in cui si chiede di concedergli la cittadinanzi per meriti straordinari, al Prefetto.

La cittadinanza

"Mi piacerebbe finalmente avere la carta d'identità - la chiama in un modo buffo in realtà - sarebbe importante". Così gli chiediamo che ne penserebbe se la cittadinanza fosse concessa anche a chi non ha compiuto atti eroci, salvo restando che lui la possa ottenere in questo modo. Fa un enorme sorriso e dice: "Certo che sarei contento. Sarebbe bello".

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