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Protesta estrema dei diplomati magistrali: "Sciopero della fame per avere giustizia"

Tremila gli insegnanti in Veneto, perlopiù nel Veneziano, entrati in ruolo con riserva che ora rischiano il posto o di tornare alle supplenze: "Non è vero che non siamo laureati"

Protesta estrema per i diplomati magistrali, arrivati allo sciopero della fame. "Noi insegnanti di ruolo ora rischiamo di perdere il lavoro - spiega Michela Bortoletto, insegnante di scuola Primaria e referente dei docenti per il Veneto -, o al più di essere chiamati a fare supplenze. Come si può cancellare con un colpo di spugna, e come se il nostro impegno a scuola non ci fosse mai stato, i sacrifici di carriere di lavoro spesso inziate oltre un decennio fa e certificate? - Si chiede Bortoletto -. Da mesi lottiamo per vedere riconosciuti i nostri diritti. Non è vero che non siamo laureati. Molti fra noi hanno addirittura un master o lauree specialistiche in psicologia. Andremo avanti finché non sarà emanato un decreto d'urgenza che ci riconosca come insegnanti di ruolo. E il 3 maggio raggiungeremo i colleghi al Miur a Roma".

La Regione

Oltre 50 mila docenti, in Italia, in questa condizione, 3 mila in Veneto, quasi tutti nelle province di Venezia e Padova. "Quando siamo stati inseriti nelle graduatorie a esaurimento, da cui siamo entrati in ruolo, i posti erano tutti vacanti, e c'era bisogno di insegnanti al nord - spiega Bortoletto -. Una volta conseguito il posto a tempo indeterminato, non abbiamo più avuto la possibilità di svolgere il concorso, che avrebbe consolidato definitivamente la nostra posizione. Nel 2007 le graduatorie sono state chiuse. E sono cominciati i ricorsi al Tar, al Giudice del Lavoro e al Consiglio di Stato, che rispondono in maniera schizofrenica alle richieste dei docenti, alcuni accolgono, alcuni rigettano, alcuni non si ritengono competenti", racconta la referente dei diplomati magistrali del Veneto. "La Regione si è dimostrata solidale con gli insegnanti, e anzi ha deliberato un atto di indirizzo per una risoluzione veloce della situazione, da inviare al governo", ma di certo l'attuale condizione politica e l'assenza di un esecutivo già alla guida del nostro Paese, complica la situazione e allunga le tempistiche per giungere a una conclusione.

Commissione esaminatrice

"Il Consiglio di Stato immette direttamente in ruolo alcuni ricorsisti, con 7 sentenze positive passate in giudicato - scrive Bortoletto - (docenti in ruolo senza alcuna riserva). Poi, la medesima sezione del Consiglio, conferisce il diritto a entrare in Gae a 43 mila insegnanti, 8 mila di questi stipulano già contratti a tempo indeterminato e svolgono l’anno di prova (compilano un portfolio online, seguono corsi obbligatori, vengono giudicati da una commissione esaminatrice composta da insegnanti di vari ordini scolastici, e infine ricevono il decreto di immissione in ruolo), che si ritiene abbia valore concorsuale".

'Stop alla carriera'

Ma le disparità fra insegnanti permangono. Finché, "per cercare di dare un indirizzo a queste differenze si decide di fare riferimento a ciò che dirà il Consiglio di Stato in seduta plenaria. Il 20 dicembre 2017 la plenaria smentisce quanto detto dalle varie sezioni, accusando di aver fondato l’inserimento dei diplomati magistrali su presupposti erronei. E da qui ha inizio una sceneggiata in stile teatro dell’assurdo - afferma Bortoletto -. Tra l'altro, a seguito dei richiami da parte dell’Ue per l’abuso di contratti a tempo determinato, protratti anche per 15 anni, si inserisce una norma che non prevede il rinnovo di contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi. Dopo 15 anni di insegnamento quindi, un docente potrà lavorare per altri 3 anni, e poi in una scuola non potrà più mettere piede". Docenti europei "Nel 2012 - scrive ancora Bortoletto - sono stati inseriti in Gae, e sono entrati direttamente in ruolo, alcuni docenti con diploma ottenuto in Romania che insegnano italiano in Italia, mentre i diplomati magistrali possono insegnare in tutta Europa, ma non in Italia. Questo è il più grande licenziamento di massa mai attuato in Italia. Docenti ormai entrati di ruolo torneranno in seconda fascia d’istituto, e allo scoccare dei famosi 36 mesi verranno licenziati. Questo non è giusto, non è degno di una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Occorre ridare dignità a questa categoria". Il primo maggio non è per loro un giorno di festa.

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