Le parole del dialetto veneziano scordate dalle nuove generazioni
Spesso capita di italianizzare il dialetto veneziano. A cosa mi sto riferendo? Alla tendenza, diffusa particolarmente tra i giovani, di inventarsi un proprio dialetto, storpiando le parole italiane in parole che sembrano dialettali, ma che in realtà non lo sono. Un esempio su tutti, il cucchiaio, nel dialetto verace, si chiama sculiero, ma quante volte si sente il poco veneziano guciaro? Per riportare un po' di "sana" venezianità, ecco di seguito alcune parole del dialetto, radicate nella tradizione, ma usate sempre meno, specie dalle nuove generazioni.
1) Cocolésso
Una carezza, o più semplicemente una parola gentile da rivolgere a chi ci sta accanto.
2) Cògoma
Deriva dall'italiano cuccuma, ed indica un recipiente di rame con cui un tempo si preparava il caffè. È rimasto tuttavia anche in tempi più moderni, per riferirsi alla classica caffettiera. (foto di Brunifia)
3) Desbratacàsa
Il ripostiglio, il luogo in cui accumulare tutto ciò che non sta nelle stanze principali della propria abitazione. Per l'appunto lo "sparecchia-casa".
4) Desavìo
Detto di piatto insipido, cucinato senza o con troppo poco sale.
5) Dindìni
Termine usato comunemente per indicare i soldi. Deve il suo nome al rumore delle monete quando cadono su di una superficie.
6) Erbària
Un tempo, con il termine erbaria, si era soliti indicare quella parte di mercato dove si vendevano frutta, verdura e piante.
7) Fròmbola
Chi non ne ha mai avuta una, da bambino? Si tratta della comune fionda, costruita in modo artigianale con il legno biforcuto della "sanguinella" ed un grosso elastico.
8) Fulminànte
I più giovani non lo utilizzeranno più, ma con questo termine si indicano i comuni fiammiferi o cerini. (foto di Cristiano Gatti)
9) Intimèa
Si tratta della federa del cuscino. Il termine deriva con ogni probabilità dalla parola "intimo".
10) Rebégolo
Detto di ragazzino furfante ed irrequieto.
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