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Cronaca Marcon

L'amante di Dekleva: "Deve pagare, è un lupo travestito da agnello"

P.B., la donna che frequentava l'informatore farmaceutico di Marcon prima della scomparsa di Lucia Manca, racconta la sua storia: "Mi guardava e piangeva, all'inizio come facevo a non credergli"

"Lui è un lupo travestito d'agnello. Deve pagare fino in fondo per quello che ha fatto". P.B. non usa giri di parole. Non ne avrebbe ragione d'altronde. E' la donna che Renzo Dekleva aveva conosciuto e iniziato a frequentare prima della morte della moglie, Lucia Manca. "Io ho avuto la sfortuna di incontrare questo infame - dichiara la donna davanti alle telecamere di Chi l'ha Visto - ma voglio precisare che non ero la sua amante. Io ho conosciuto il signor Dekleva e l'ho frequentato alla luce del sole. Con tutto il quotidiano che una storia comporta".

 

P.B., 48enne del Trevigiano, pensava che la realtà fosse molto diversa dallo scenario che ha scoperto successivamente. "Lui si è presentato dicendo che stava sistemando la situazione con Lucia, che da anni ormai era cambiato tutto. Che erano come fratello e sorella - racconta - E da lì in poi ha iniziato a costruire un castello di menzogne per farmi capire che lui voleva stare con me. In un caso mi disse che la sua storia con Lucia si era chiusa addirittura da sei anni, altre volte prima comunque prima che ci conoscessimo".

 

Una persona "proclive alla menzogna" scrive il gip nell'ordinanza di arresto dell'informatore farmaceutico, accusato di aver ucciso la moglie tra il pomeriggio e la sera del 6 luglio scorso. E P.B. di menzogne ne ha tante da raccontare: "Si era creato due vite parallele - spiega la donna - addirittura si era presentato ai miei figli. Diceva agli amici che voleva stare con me e che ormai con Lucia aveva chiuso. Mi raccontava che ancora c'era qualche litigata, ma che alla fine sua moglie se n'era fatta una ragione. Mentiva".

 

Addirittura l'uomo arrivò al punto di mostrare degli sms fasulli inviati da Lucia in cui si esprimeva contentezza per la nuova relazione che stava intrecciando, o di scrivere di essere dall'avvocato in attesa dell'arrivo della moglie. "Dal 7 luglio mi guardava negli occhi e piangeva - continua P.B. - come facevi a non credergli. Anche se comunque davanti a me non ha mai espresso dispiacere per la scomparsa di Lucia".

 

E la domanda cui tutti pensavano è stata formulata spesso dalla 48enne a Dekleva, arrestato il 31 gennaio scorso. E anche in maniera diretta: "Lui ha sempre negato - spiega la donna - si è sempre mostrato molto risentito. Quando però mi ha detto che quella notte era andato fino alla casa di Folgaria per prendere una macchina fotografica in cui c'erano foto comporomettenti per la nostra storia allora ho capito. L'aveva uccisa lui".

 

I giornali in quei giorni iniziavano a parlare del suo cellulare captato in autostrada. Il cerchio si stava stringendo. E Dekleva cercava di manipolare le persone a lui vicine raccontando la sua versione dei fatti. "Quella maledetta notte del 6 luglio arrivò da me molto trafelato e non in ordine come suo solito - racconta P.B. - e mi disse che non c'era più nessun problema. Li aveva risolti tutti". La 48enne è una donna ferita: "Ma qui la vera vittima è Lucia, che era una persona vera - conclude - Dekleva deve pagare fino alla fine. In nome di tutte le donne coinvolte in questa storia".
 

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