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Cronaca San Marco / Piazza San Marco

A 50 anni dall'Aqua Granda Venezia è ancora troppo fragile: "Un patto per il suo futuro"

Il sindaco Brugnaro: "Chiedo il Comitatone e una nuova Legge speciale, servono risorse". Il sottosegretario Baretta: "Teniamoci stretta quella che c'è già". Zaia: "Troppa mala politica"

Una ferita, quella del 4 novembre di 50 anni fa, che rimane attualissima anche oggi. L'eco dell'"Aqua Granda", nonostante il tempo passi inesorabile, è ancora scolpito nella memoria di Venezia, che ora si interroga sul futuro che la caratterizzerà. Per questo da giorni si susseguono iniziative e convegni per discutere come, dopo l'alluvione del 1966, assicurare un futuro "tranquillo" alla città. Il sindaco Luigi Brugnaro, in occasione dell'inaugurazione della mostra dall'"Aqua Granda al Mose" a palazzo Grassi, ha lanciato l'ennesimo appello per la convocazione del Comitatone e il rifinanziamento della legge speciale. "Ho proposto al governo di fare un 'patto per Venezia' con un progetto strategico per la città". 

Venerdì è prevista anche una messa in basilica di San Marco, alle 18, che sarà celebrata dal patriarca Francesco Moraglia. Con il sindaco Brugnaro alle 12 sarà invece a Burano, al cinema Pio X per una cerimonia. In entrambi i casi si ricorderanno gli amari eventi di mezzo secolo fa, quando l'intero Nordest fu sconquassato dalla forza dell'acqua. Da quel momento in poi si iniziò a discutere di Legge speciale per Venezia, realtà fragile e patrimonio del mondo. Una Legge che ora si chiede da più voci che venga rinnovata e soprattutto rifinanziata, perché le risorse anche solo per la manutenzione ordinaria sono pochi. Il governo a più riprese è stato chiamato in causa dal sindaco Brugnaro su questo punto: "La Legge speciale rappresenta ancora oggi il riferimento primario - spiega il sottosegretario all'Economia, Pierpaolo Baretta - Ma quel clima di emozione collettiva nazionale che le diede vita non è oggi facilmente riproponibile. Dobbiamo, quindi, tenerci cara quella che abbiamo, migliorarla dove serve, ma stabilire delle priorità e assumersi ciascuno le proprie responsabilità. A partire dal distinguere tra i compiti delle Stato, che deve garantire i flussi principali, da quelli degli enti locali e dei territori, perché è necessario che ci siano interventi provenienti non solo dal potere centrale, ma anche da quello territoriale, che può fare appello non esclusivamente a risorse pubbliche, ma anche internazionali e all’imprenditoria locale". Secondo Baretta non è solo competenza del Governo trovare le risorse che dalla laguna si chiedono a gran voce. Anche se il sottosegretario concorda con il primo cittadino sulla necessità di dar vita a "un progetto di medio-lungo periodo". "Questo ci chiede la città e questo è il modo migliore per trasformare il ricordo di quel giorno in un impegno per il futuro", conclude.

I tragici eventi del 1966 li ricorda in una nota anche il presidente della Regione, Luca Zaia: “La stagione del recupero, della salvaguardia e della messa in sicurezza della città storica, delle isole, dei litorali e delle sue aree più deboli, della ricostruzione e del potenziamento delle difese della laguna – sottolinea – avrebbe dovuto essere ben più breve e invece non si è ancora conclusa per colpa della cattiva politica. Una stagione contraddistinta da troppi scandali e ruberie, una stagione che le istituzioni hanno il dovere di chiudere portando a termine i progetti iniziati. Noi stiamo dando una svolta al modo di operare della pubblica amministrazione in termini di prevenzione delle calamità e, come  affermo da anni, uno dei principali compiti della Regione è quello di recuperare il troppo tempo perduto e le occasioni buttate via per rendere più sicuro il Veneto: difendere i nostri territori dalla negligenza, dagli errori, dagli sperperi e dalle omissioni del passato è una priorità alla quale stiamo lavorando e per la quale abbiamo bisogno che lo Stato non ci lasci soli. Le sofferenze, il senso di perdita, la rabbia che questi tragici eventi provocano – conclude Zaia – i veneti hanno sempre saputo trasformarli in voglia di riscatto, in energia per rinascere. Quel 4 novembre 1966 - conclude - Venezia deve ancora riscattarlo”. 

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