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Cronaca Favaro Veneto / Via San Felice

Bambino corre e cade in canale, anziano si tuffa in acqua e lo salva

Paura domenica mattina in campo San Felice per le sorti di un bimbo di quasi cinque anni. Lucio Fabris, 75 anni: "Non ci ho pensato due volte"

"Andava sopra e sotto. Aveva paura. Non ci ho pensato due volte e mi sono buttato". Non è il primo salvataggio tra i canali di Venezia, e spesso chi si tuffa per portare a riva qualche sfortunato "naufrago" dichiara proprio quello che anche Lucio Fabris, 75enne, spiega con facilità: "Qualcuno doveva pur farlo, non ho pensato a nulla e ho salvato quel bambino. Non ho fatto niente di che". Checché ne dica il protagonista di questa vicenda, il suo comportamento è invece meritevole di essere raccontato.

Perché alla fine è stato l'anziano a dover essere tirato a riva dai presenti, stremato dalla fatica a causa degli acciacchi e dell'età: "Le gambe non rispondono più come un tempo", spiega. Tutto accade domenica mattina in campo San Felice, a Cannaregio. La gente è tutta in ghingheri perché è giorno di prime comunioni. Dunque sono diversi i bambini intenti a giocare nel campo, compreso un piccolo di quattro anni e mezzo che, correndo, a un certo punto è inciampato su un pezzo di ferro vicino alla riva. Cadendo dritto nel canale di San Felice. "Io ho visto la scena - racconta Fabris - non volevo neache che venisse fuori questa storia. Il bambino continuava ad andare sott'acqua con la testa, così mi sono tuffato e l'ho preso tra le braccia. Lui ha stretto le sue braccia al mio collo. Poi l'ho affidato ad alcune persone presenti, altre mi hanno aiutato a tornare all'asciutto, visto che non sono proprio un fuscello".

Lucio Fabris da più di quarant'anni frequenta il Tronchetto, anche ora che è in pensione dopo una vita di lavoro: "Lì ho molti amici - spiega - c'è gente per bene. Alla fine i genitori del bimbo mi hanno anche offerto dei soldi perché ho perso il cellulare e gli occhiali, ma io non ho voluto nulla. Perché non ho fatto nulla". Subito dopo il salvataggio il 75enne è stato accompagnato a casa (non distante): "Mi sono fatto una doccia e mi sono un po' ripreso perché ero molto affaticato - conclude - poi ho raggiunto i parenti al pranzo della prima comunione di mia nipote". Se l'è decisamente meritato.

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