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Cronaca

Processo Mose, confermate in Appello le pene a Orsoni e Piva (ma i reati sono prescritti)

Negata l'assoluzione piena. Matteoli esce perché deceduto

La Corte d'appello di Venezia ha deciso in merito al secondo grado di giudizio del processo Mose accogliendo, di fatto, le richieste della procura generale. L'ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e l'ex presidente del Magistrato alle acque, Maria Giovanna Piva, non hanno vista riconosciuta l'assoluzione piena. Per loro rimane l'assoluzione per una parte dei capi d'accusa ma la conferma di altri (ovvero i finanziamenti in nero per Orsoni e corruzione per Piva), come era avvenuto in primo grado. I reati, però, sono prescritti.

Il collegio ha dichiarato il non doversi procedere per l'ex ministro Altero Matteoli ritenendo "il reato estinto per morte dell'imputato". Per l'imprenditore Erasmo Cinque viene confermata la condanna a quattro anni per corruzione ma viene ridotta la confisca di beni a 9 milioni di euro. Infine per l'imprenditore Nicola Falconi scatta il non doversi procedere per prescrizione del reato mentre per l'ex presidente di Adria infrastrutture, Corrado Crialese, la pena è stata rideterminata in un anno e otto mesi.

La Corte ha dichiarato «non doversi procedere nei confronti di Nicola Falconi in ordine ai reati di cui ai capi 1 e 7, perché estinti per prescrizione»; inoltre, ha revocato la condanna al risarcimento dei danni e alle provvisionali riferite ai capi 12 e 13, mentre ha confermato ma ridotto le provvisionali riferite al capo 1 a favore delle parti civili, portandole a: 50 mila euro ciascuna a presidenza del Consiglio dei ministri, ministero delle Infrastrutture e Comune di Venezia; 25 mila euro alla Regione Veneto; 15 mila euro alla Città metropolitana di Venezia e 10 mila euro al Consorzio Venezia nuova.

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