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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Santa Croce / Ponte della Libertà

"Pili? Non serve il voto del Consiglio. Nuovo palasport necessario, Taliercio inadeguato"

Secondo il gruppo Umana è necessario presentare un progetto a breve per evitare che la Reyer giochi i playoff altrove: "Quella è sempre stata un'area destinata a verde attrezzato"

Sullo sviluppo dell'area dei Pili se ne discuterà a lungo a Venezia: ora nel dibattito entra anche la società che quella zona la detiene. Si tratta di "Porta di Venezia", di proprietà (fino alla costituzione del "blind trust") del sindaco Luigi Brugnaro. Quest'ultimo ha costituito una struttura gestionale parallela per affidare la gestione delle sue aziende a un pool di amministratori: "Io di loro non so più niente da tempo, ora per me sono proprietà cieche appunto", ha spiegato a suo tempo. Le opposizioni la pensano diversamente: il primo cittadino avrebbe predisposto tutto per garantirsi la costruzione del palasport vicino al ponte della Libertà (rivalutando il valore del circondario), per poi diventare effettivamente "cieco". Da più parti è stato lanciato il pericolo di un conflitto d'interessi, mentre i sindacati hanno chiesto che l'area possa avere (secondo loro "mantenere") una vocazione industriale, sottolineando l'inserimento di Porto Marghera nell'area di crisi complessa.

"Nessuna necessità di cambio di destinazione d'uso"

Parole cui il gruppo Umana, che comprende anche Porta di Venezia spa, ribatte affermando che la zona dei Pili viene indicata dal Piano regolatore generale come a destinazione di "verde attrezzato". Di conseguenza per costruire il palasport ed eventuali altre strutture compatibili non dovrebbe esserci necessità di un cambio di destinazione d'uso o di una variante al piano regolatore e quindi di un voto in Consiglio comunale o di un pronunciamento della giunta. Si starebbe procedendo a marce forzate perché per la Reyer, società di basket sempre del gruppo Umana, il Taliercio a breve potrebbe dimostrarsi troppo piccolo o comunque inadeguato. Serve un progetto concreto per evitare l'ipotesi, stanti le norme della Federazione italiana pallacanestro, che gli orogranata possano essere costretti a disputare i playoff scudetto in altre strutture più capienti, come per esempio Treviso o Trieste. 

Nessun progetto definito 

Dal gruppo non si fa mistero che contatti per lo sviluppo della zona ci sono stati con più investitori, compreso Ching Chiat Kwong e la sua Grandeur Oxley Holding Limited. Si tratta del futuro acquirente di Palazzo Poerio Papadopoli e chi attacca il sindaco parla apertamente di un "do ut des". Allo stato, però, non c'è nulla di deciso. Anche perché un progetto messo nero su bianco sulla carta non esiste: "Serviranno strutture che potranno garantire la sostenibilità economica del palasport - è stato spiegato - ma tutte in accordo con il piano regolatore. Il tema è uno solo, palazzetto e Reyer". 

Verde attrezzato 

Il tutto non si discosta di molto dal progetto che l'architetto Antonio Di Mambro nel 1991 presentò al Comune di Venezia (dopo averne ricevuto l'incarico) per far nascere il parco di San Giuliano. Indicazioni che confluirono nel Piano guida per il parco approvato nel 1996 da Ca' Farsetti: "Ogni volta che si è agito su strumenti urbanistici negli ultimi 20 anni è stata ribadita la destinazione a verde attrezzato - viene sottolineato - Con in più una delibera approvata nel 2012 dal Consiglio comunale in cui si aggiunge di privilegiare le destinazioni delle zone a parcheggi e terminal, parco divertimenti e area attrezzata per spettacoli viaggianti". In un'area a "verde attrezzato" oltre al palasport potranno sorgere, tra le altre, anche strutture ricettive, commerciali e per la ristorazione. Si vedrà. Di sicuro c'è che i terreni dovranno essere bonificati, e per farlo serviranno investitori disposti a spendere fior di quattrini.

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