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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Jesolo / Via Andrea Bafile

Scacco ai "giostrai", 13 arresti per rapine e assalti nel Centro-Nord

L'operazione scattata all'alba, coordinata dalla squadra mobile di Venezia, ha interessato Veneto e Toscana. L'organizzazione, non disdegnando l'uso della violenza, aveva colpito banche e gioiellerie

Andavano a segno a colpo sicuro, forti della loro organizzazione ramificata in tutto il nord Italia. All'alba di stamattina è scattata un'importante operazione della squadra mobile di Venezia tra Veneto e Toscana volta a decapitare una banda di rapinatori "professionisti", i cosiddetti "giostrai", di etnia sinti, che negli anni si è resa responsabile di numerosi assalti a gioiellerie e banche del Centro-Nord. Spesso non disdegnando l'uso della violenza. Sono tredici le ordinanze di custodia cautelare, nove in carcere e quattro ai domiciliari, che circa 150 poliziotti hanno notificato ad altrettante persone. Almeno ventidue i loro colpi accertati dalla polizia nel corso delle indagini.

COLPITA UNA GIOELLERIA DI JESOLO - Gli inquirenti sono stati messi sulla pista giusta dopo che due malviventi, l'11 agosto 2010, nelle prime ore del pomeriggio sono entrati nella gioielleria Pendini di Jesolo Lido, in via Bafile, rapinando orologi Rolex e gioielli per un valore di circa mezzo milione di euro dopo aver pestato violentemente il titolare, riducendolo in gravi condizioni. Il modus operandi ha subito indirizzato le indagini verso i "giostrai", che hanno sempre messo nel loro mirino esercizi commerciali e istituti bancari. Due i particolari che hanno attirato l'attenzione delle forze dell'ordine: il fatto che uno degli assalitori, Charlie dell'Innocenti, indossasse una felpa bianca in piena estate, poi scoprendo che era per coprire le braccia tatuate fino ai polsi, e il naso prominente del suo compare, Stefano Cervellin, detto il "gagio", cioè "non sinto". Per la sua fisionomia meno connotata etnicamente lui spesso era il primo a entrare nei negozi o nelle banche da assaltare, per poi prendere alla sprovvista la vittima di turno.

VASTA E ARTICOLATA ASSOCIAZIONE - Dagli accertamenti svolti sulle due moto di grossa cilindrata usate per la fuga dai banditi, la polizia ha accentrato l'attenzione sui contatti dei due malviventi con una famiglia storica di rapinatori residenti nella provincia di Venezia. E' così emersa l'esistenza di una vasta e articolata associazione per delinquere operante nel Nord Italia che, facendo affidamento su basisti, anch'essi giostrai, andavano a segno a colpo sicuro. I "mandanti" erano i più vecchi del gruppo, che poi mandavano i più giovani a eseguire materialmente i colpi.

 

LE DONNE - Peculiare, e importante, il ruolo ricoperto dalle donne inserite all'interno dell'organizzazione. Tre di loro, infatti, erano organiche alla banda e avevano il ruolo di "messaggere" del gruppo, garantendo quindi la possibilità agli indagati di comunicare senza l'utilizzo dei telefoni. Loro, inoltre, provvedevano a versare sui conti correnti parte degli introiti derivanti dai colpi messi a segno, che ammonterebbero in quasi 18 mesi a circa un milione di euro. Tutti i tredici finiti in manette, residenti nelle province di Venezia, Padova, Verona, Vicenza e in Toscana, sono accusati di associazione a delinquere, rapina aggravata, furto, ricettazione e porto abusivo d'armi.

 

 

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