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Cronaca

Polizia a caccia dei criminali colpiti da ordine di carcerazione: cinque catture in provincia

Un'operazione su scala nazionale si è conclusa il 25 luglio: nel mirino degli agenti i delinquenti che, pur se destinatari di un ordine di cattura, erano ancora a spasso

I provvedimenti restrittivi ci sono, solo che troppo spesso non vengono eseguiti: un paradosso che, naturalmente, affievolisce l’efficacia dell’azione delle forze dell'ordine, comportando tra l'altro un aumento della criminalità e incidendo negativamente sulla percezione di sicurezza dei cittadini. Ecco perché, tra il 14 giugno e il 25 luglio, gli sforzi della polizia si sono concentrati in particolare sull’individuazione dei ricercati per reati relativi alla “criminalità comune”, quelli che destano particolare allarme sociale.

Il 25 luglio si è conclusa una vasta operazione chiamata “Wanted”, che ha visto le squadre mobili, coordinate dal servizio centrale operativo della direzione centrale anticrimine, impegnate in una mirata azione di ricerca e cattura, su tutto il territorio nazionale, di delinquenti latitanti. Sono cinque quelli raggiunti in provincia di Venezia: A.H., nato nel 1982 in Iraq, arrestato il 29 giugno per reati di droga; D.B., nata nel 2004 a Roma, alias F.A.S., nata nel 2001 in Romania, arrestata il 13 luglio per furto aggravato; C.D., nato nel 1977 in Romania, arrestato il 28 giugno per furto aggravato; M.M., nato nel 1992 in Marocco, arrestato il 15 giugno per rapina e lesioni personali; A.S., nato nel 1979 in Libano, arrestato il 2 luglio per reati di droga.

In tutta Italia l'operazione ha portato all'arresto di 252 latitanti, di cui 233 uomini e 19 donne, 111 italiani e 141 stranieri. Nel corso delle indagini, inoltre, sono stati localizzati 15 soggetti che, per sottrarsi alla cattura, si sono trasferiti in diversi Paesi esteri; nei loro confronti sono state avviate le procedure di internazionalizzazione dei provvedimenti o cattura ad opera delle Forze di Polizia straniere.

Le ricerche dei catturandi sono state svolte adottando, soprattutto, innovativi sistemi di analisi incrociata di diverse banche dati. Le attività di ricerca e cattura - svolte anche attraverso moduli investigativi “tradizionali” e mirati servizi di appostamento, pedinamento e controllo - sono state inoltre supportate da analisi del traffico telefonico, nonché dall’impiego di dispositivi di sorveglianza, anche elettronica, e da sistemi di georeferenziazione.

L’operazione è dedicata al commissario Beppe Montana, caduto in servizio nel 1985: nato ad Agrigento l’8 ottobre del 1951, dopo il corso di formazione all’istituto superiore di polizia fu assegnato alla squadra mobile di Palermo, nel 1982, dove assunse, nel 1984, la direzione della sezione “catturandi”. In quegli anni ha partecipato alle principali indagini di criminalità organizzata condotte dalla squadra mobile palermitana, fino a quando fu ucciso a colpi d’arma da fuoco a Ponticello, in provincia di Palermo, il 28 luglio 1985, dai killer  di cosa nostra.

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