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Cronaca

Tangenti: in manette l'amministratore delegato della Venezia-Padova

L'ad Lino Brentan è stato arrestato stamattina per corruzione. I finanzieri avrebbero scoperto un sistema irregolare di aggiudicazione dei lavori pubblici. Ora si trova ai domiciliari

L'amministratore delegato dell'autostrada Venezia-Padova, Lino Brentan, è stato arrestato dalla guardia di finanza lagunare nell'ambito di un'inchiesta su tangenti. Secondo quanto si è appreso, l'ad è accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Avrebbe assegnato dei lavori a trattativa diretta, aggirando quindi le normali procedure di appalto.

 

ARRESTO LINO BRENTAN: ASSEGNAZIONE IRREGOLARE DI LAVORI PUBBLICI - Le Fiamme Gialle gli hanno anche sequestrato 170mila euro presenti in suoi conti correnti. Il "prezzo" pagato per la corruzione, secondo gli inquirenti. ​Le indagini, coordinate dal pm veneziano Stefano Ancilotto, hanno permesso di accertare un collaudato e consolidato sistema di irregolare aggiudicazione dei lavori pubblici. Per motivi d'urgenza, per l'importo dei lavori, o per altre ragioni asserite, si passava al "cottimo fiduciario", quella che fu la "trattativa diretta". In questo modo si bypassavano gli appalti pubblici. Veniva omessa la gara facendo ricadere la scelta sugli imprenditori di riferimento.

 

ARRESTO LINO BRENTAN: "COLLETTO BIANCO GARENTE DEGLI ACCORDI CORRUTTIVI" - Tutto ciò era possibile dietro il pagamento di tangenti a Lino Brentan, in questo contesto considerato "colletto bianco garante degli accordi corruttivi", scrive la guardia di finanza. Sarebbe stato l'uomo che avrebbe assicurato agli imprenditori trattamenti di "riguardo" negli affidamenti di lavori e consulenze.

 

ARRESTO LINO BRENTAN: FRAZIONAMENTO IN PIU' LOTTI - Brentan avrebbe fatto ricorso al frazionamento delle opere in più lotti, per ridurre l'ammontare del costo dei lavori e poterli così affidare con assegnazioni dirette, sottraendoli ai piani di programmazione, o avrebbe fatto ricorso al "cottimo fiduciario" senza che ne ricorressero i presupposti, senza interpellare quindi altre imprese e impedendo, comunque, la regolare rotazione tra le stesse.

 

ARRESTO LINO BRENTAN: I TRE CASI CONTESTATI

CASELLO DI VILLABONA - Sono tre i casi contestati dalle Fiamme Gialle a Lino Brentan. Il primo è riguardante l'affidamento delle forniture per la messa a nuovo degli uffici del casello di Villabona, alla barriera di Mestre, e del Centro servizi 1 della Provincia di Venezia. La ditta che poi si è aggiudicata entrambi i lavori, dell'arredatore Dario Guerrieri, secondo le Fiamme Gialle avrebbe pagato una tangente di 15mila euro per la prima e 20mila euro per la seconda commessa.

TANGENTE DA 60MILA EURO - Il secondo episodio nel mirino della Finanza riguarda l'affidamento all'imprenditore edile Silvano Benetazzo, dietro il pagamento "a rate" da 10 o 20mila euro di 60mila euro totali, di una serie di lavori aggirando le norme di appalto pubblico. I due si conoscevano da tempo.

CONSULENZE "ACUSTICHE" - Il terzo caso contestato riguarda gli accordi presi con il consulente "acustico" Luigi Rizzo, che avrebbe eseguito lavori per un milione e 100mila euro e in cambio avrebbe consegnato il dieci per cento dell'importo delle consulenze.
 

ARRESTO LINO BRENTAN: PROSEGUIMENTO OPERAZIONE "ARIA NUOVA" - La svolta odierna è la prosecuzione dell'indagine, chiamata "Aria Nuova", svolta nei mesi scorsi a carico dei vertici del settore edilizia della Provincia di Venezia, strettamente legati a imprenditori locali che in virtù di questa vicinanza riuscivano a ottenere la quasi totalità dei lavori pubblici senza dover ricorrere a gare d'appalto. Gli inquirenti partirono dalle dichiarazioni di alcuni imprenditori "pentiti", Alessandro Gambaro e  Mario Pacella, che raccontarono ai finanzieri un giro di mazzette del 3 per cento e di benefit che permetteva loro di assicurarsi le commesse. In questo modo sarebbero stati assegnati dal 2006 al 2008 62 lavori su 69. In manette finirono due alti funzionari del settore Edilizia di Ca' Corner, il dirigente Claudio Carlon e il suo "braccio destro" Domenico Ragno, e cinque imprenditori. Tutti accusati di peculato, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falso ideologico.

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