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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

L'emergenza sbarchi continua: in arrivo duecento profughi in 48 ore

L'annuncio del prefetto Cuttaia al tavolo regionale sull'immigrazione in Prefettura. Allo studio due tendopoli veneziane a Meolo e Ceggia

L'emergenza sbarchi è ben lontana dall'essere passata. Per questo motivo il Veneto a breve (e con breve si intendono i giorni di mercoledì o al massimo di giovedì) dovrebbe vedere arrivare altri duecento profughi. In 48 ore. L'annuncio è del prefetto Domenico Cuttaia, in apertura dei lavori del tavolo sull'immigrazione di mercoledì mattina a Ca' Corner, sede della prefettura. "Per loro si sta cercando di trovare una sistemazione immediata, che non gravi sulla cittadinanza", ha dichiarato. Per il futuro prossimo, poi, si stanno cercando ex scuole o caserme dismesse. O, al limite, si starebbe sondando la possibilità di costruire delle sorta di tendopoli. Nel Veneziano tra Meolo e Ceggia.

LA RIVOLTA DEI SINDACI: "QUI NESSUNA STRUTTURA ADATTA"

Del resto già martedì all'aeroporto Marco Polo, che diventerà uno degli scali di riferimento per i trasferimenti dalla Sicilia dei rifugiati, erano atterrati ottanta profughi soprattutto eritrei. Protagonisti loro malgrado di un braccio di ferro tra ministero dell'Interno e Croce Rossa Italiana per la loro dislocazione (DETTAGLI): all'inizio era previsto il loro arrivo a Jesolo, poi, visto che il numero superava le attese, si è deciso di sparpagliarli tra Chioggia, Padovano, Trevigiano e Vicentino. Inevitabile quindi, viste le parole del prefetto, che altri voli del genere saranno destinati a raggiungere la laguna nelle prossime ore. Gli ospiti saranno divisi tra le varie province in base al criterio della densità della popolazione.

Da inizio 2014 gli arrivi gestiti sono stati già 1895, con buona parte degli immigrati che hanno già lasciato il Veneto. Sono attualmente 869 quelli ospitati nelle diverse strutture d'accoglienza. Cuttaia, sottolineando come "finalmente è stato raggiunto un accordo a livello nazionale sulla fase operativa della gestione", ha quindi ricordato che il Veneto sarà interessato dalla seconda e dalla terza fase dell'emergenza, quelle cioè dell'accoglienza nelle strutture, già in atto, e, prima, quella dell'individuazione degli hub in cui mediamente gli immigrati trascorreranno le prime 48 ore.

Proprio in questo senso è servito il tavolo regionale di mercoledì. L'auspicio del prefetto, infatti, è che si individuino delle strutture vicine agli aeroporti di Venezia, Verona (per quest'ultima struttura l'ipotesi è stata subito scartata) e Treviso. In modo da agevolare trasferimenti e relativi controlli. Hub che però dovrebbero ospitare persone per 24 o al massimo 48 ore. Al termine della riunione sarebbero state messe nel mirino, tra ex caserme ed ex scuole dismesse, sei strutture: tre siti a Venezia (tra demaniali e comunali, si tratta di ex caserme a Ceggia e Meolo e di una ex scuola a Trivignano), uno a Treviso e due caserme a Padova. Ma per il capoluogo euganeo c'è un secco "no" del Comune. Anche il prefetto Cuttaia escluderebbe una delle due strutture perché in centro città. L'unico veto che per ora rimane in piedi nella ricerca degli hub. "Se non ci fosse l'auspicata condivisione d'intenti, continueremo ad operare noi, come abbiamo fatto fin qui - ha spiegato - evitando qualsiasi impatto negativo con la popolazione, visto che, finora, non c'e' stato alcun caso di reato. Se non si trova una soluzione inizieranno i problemi, visto che, come questi migranti arrivano sulle coste, arrivano subito qui, sulla base di un criterio di ripartizione sul territorio nazionale che prevede una quota spettante al Veneto".

In una situazione del genere, in cui come specificato dai presenti alla riunione i posti nelle strutture specializzate sono già occupati, si cerca di fare di necessità di virtù: "Visto che la stagione potrebbe darci una mano", ha sottolineato Cuttaia. E' probabile infatti che in attesa di strutture più "stabili", possano vedere la luce alcune tendopoli lontane dai centri abitati. Nel Veneziano potrebbero vedersi a Ceggia e Meolo, così come nel Trevigiano a Codognè.

ZAIA: "REPUBBLICA DELLE BANANE" - “Si sta attuando una sorta di non programmazione – commenta critico il presidente Luca Zaia – con inquietanti aspetti di improvvisazione che spinge a chiedermi di quale risposta si tratti persino per la dignità (perché non è il caso di parlare di futuro) di gente disperata. Si apprende ufficialmente dalle Autorità Statali che, in Veneto, di circa 2000 profughi sinora arrivati circa la metà è scomparsa nel nulla senza essere identificata; che altri 200 sono in arrivo, e chissà quanti altri ancora in futuro, e che le strutture pomposamente chiamate Hub che dovrebbero accogliere le persone sono 3 caserme dismesse e inagibili a Ceggia, Meolo e Codognè, al cui esterno dovrebbero nascere praticamente 3 tendopoli, e una ex scuola a Trivignano. Ma le tende non si sa chi le mette, i pasti non si sa chi e con quali cucine da campo li deve preparare, i letti, almeno quelli, dovrebbero arrivare dall’esercito. Roba da repubblica delle banane. Praticamente tutto – prosegue Zaia – viene di fatto scaricato sulle comunità locali e sui sindaci, già strangolati dal patto di stabilità, con la miseria di 35 euro a persona per organizzare ed erogare una sfilza di servizi. Siamo di fronte a un’organizzazione alla Franceschiello – insiste Zaia – e a un paese che, se volesse davvero dirsi civile, dovrebbe adoperarsi per fermare questo flusso alla fonte, considerando poi che due terzi di questi ospiti spariscono in 48 ore. E poi dove li ritroviamo? A delinquere o a fare i venditori abusivi sulle spiagge”.

Critico anche il sindaco di Belluno Jacopo Massaro: "Noi - ha dichiarato - siamo sempre disponibili. Ma, con 141 migranti attualmente residenti, noi siamo secondi solo a Verona, che però ha 900.000 abitanti contro i nostri 200.000: ecco perchè chiediamo che, nell'assegnazione dei nuovi arrivi, sia adottato un criterio demografico, con una gestione equa. Non è pensabile andare avanti nella logica dell'emergenza - ha proseguito Massaro - ma è necessaria una pianificazione: non è più pensabile gestire un flusso determinato oggi per il domani. E non è pensabile un'accoglienza nelle caserme, per evitare interferenze negative con la popolazione: se le cose hanno finora funzionato è perché la gestione è stata effettuata tramite cooperative con personale qualificato. L'hub può funzionare, ma solo nei limiti delle 24-48 ore, altrimenti la situazione diventa difficile da gestire".

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