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Avvocati minacciati per la sola "colpa" di fare il proprio lavoro: "Il problema esiste" VIDEO

In occasione della Giornata mondiale contro i legali minacciati, anche a Venezia, con una conferenza, mercoledì si sono portati alla luce alcuni episodi preoccupanti: "Gli avvocati vengono identificati con i loro clienti, non dovrebbe essere così"


Avvocati minacciati, un problema non solo dei Paesi a rischio, soggetti a dittature ma che tocca da vicino, anche se in forme diverse, le toghe italiane e veneziane. Se ne è parlato mercoledì nella sede del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Venezia in occasione della Giornata internazionale dell’Avvocato Minacciato organizzata dal Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Venezia, con la sua Commissione Diritti Umani, unitamente alla Camera Penale Veneziana e in collaborazione col Progetto Avvocati Minacciati dell'Unione delle Camere Penali Italiane e col patrocinio del Consiglio Nazionale Forense.

«Il problema delle minacce, è vero, non è una questione che solo riguarda gli avvocati che operano in Paesi a rischio ma un problema che viviamo anche qui ogni giorno  quando veniamo considerati un disturbo come categoria – ha spiegato il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Venezia l’avvocato Paolo Maria Chersevani -. Noi qui subiamo una minaccia diversa: mentre in paesi con una scarsa democrazia la minaccia è diretta e arriva alla violenza, da noi è più subdola, commerciale. Stiamo assistendo alla proletarizzazione del nostro lavoro e della nostra professione. Se non riusciremo a far riconoscere il nostro ruolo istituzionale al pari di quello del magistrato non ne verremo fuori. Noi abbiamo problemi che sono altrettanto gravi in vista del futuro di questa professione. Mi rivolgo soprattutto ai giovani: vedono un futuro diverso rispetto a quello che vedevamo noi. Una volta era più difficile l’accesso alla professione, oggi è più difficile arrivare ad un risultato».

L’avvoccato Federico Cappelletti, coordinatore commissione Diritti Umani COA Venezia e l’avvocato Tiziana Ceschin, referente in Consiglio della Commissione Diritti Umani COA Venezia, hanno quindi introdotto il tema della giornata con un focus sui problemi degli avvocati minacciati nel mondo, in Italia e con un focus su quanto succede in Egitto. «Gli attacchi agli avvocati, come a tutti gli altri difensori dei diritti umani, possono avere matrice governativa come per esempio in Cina o Turchia, oppure originare dalla criminalità organizzata o da organizzazioni terroristiche direttamente od indirettamente coinvolta nei procedimenti – ha spiegato l’avvocato Cappelletti -. In Italia esempi di questo tipo sono quelle dei martiri della Toga Fulvio Croce ammazzato a Torino dalle Brigate Rosse, o Serafino Famà ucciso dalla mafia a Catania, ma anche possono aver luogo nella rete, nel web, come sempre più spesso accade anche nel nostro Paese».

Ne “La piramide dell’odio in Italia”, una pubblicazione del mese di luglio dell’anno scorso contenente la relazione finale dei lavori della Commissione Parlamentare sulla intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio istituita dalla Camera nel maggio del 2016 e, successivamente, dedicata a Jo Cox, deputata presso la Camera di Comuni del Regno Unito barbaramente uccisa a Leeds il 16 giugno 2016 da un nazionalista a causa della sua ferma contrarietà alla Brexit che aveva scatenato nei suoi confronti una violenta campagna d’odio sui media da parte di chi, invece, era favorevole all’uscita dall’Unione Europea.

«La relazione è stata il frutto di 14 mesi di lavoro nel corso dei quali è stato sentito il parere di 31 soggetti e sono stati acquisiti 187 documenti, con il coinvolgimento di esperti, rappresentanti del Consiglio d’Europa, delle Nazioni Unite, dell’ISTAT e di centri ricerca ed associazioni impegnati attivamente nello studio e nella sensibilizzazione sul linguaggio d’odio. Nel testo si è dato conto dell’esistenza, per l’appunto, di una piramide dell’odio la cui base è costituita da stereotipi, rappresentazioni false o fuorvianti, insulti, linguaggio ostile normalizzato o banalizzato che creano discriminazioni che sfociano, ad un livello superiore, nel linguaggio d’odio il quale, a sua volta, può arrivare, quale esito ultimo, a condizionare ed ispirare i crimini d’odio contro le persone in ragione del sesso, dell’orientamento sessuale, dell’etnia, del colore della pelle o della religione professata – ha spiegato poi l’avv.Cappelletti - Non possono lasciare indifferenti, in particolare, nell’ambito dell’indagine statistica, le percentuali di risposte dalle quali emerge diffidenza, se non, addirittura, aperta ostilità, nei confronti di quello che è ritenuto diverso e che, suo malgrado, è visto come obiettivo da schernire, dileggiare, insultare, malmenare, fino ad eliminare fisicamente, in un’escalation d’odio che nasce dalla frustrazione, dalla disinformazione e dalla mancanza di consapevolezza del fatto che i diritti umani sono universali e sono riconosciuti a tutti gli esseri umani indistintamente. Ed è proprio con riferimento a quest’ultimo aspetto che, tra le varie raccomandazioni contenute nella parte finale della relazione per prevenire e contrastare l’odio, assumono particolare e pregnante rilievo quelle volte alla diffusione di una cultura della conoscenza e del rispetto dei diritti fondamentali sia in ambito scolastico, che da parte dei media, specialmente on-line». La giornata si è poi conclusa con il collegamento in diretta streaming col Consiglio Nazionale Forense per ascoltare la testimonianza dell’avvocato Mohamed Azab, componente del Comitato egiziano per i diritti economici e sociali. 

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