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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Ceggia

Debiti per 4mila euro, per eliminare le prove la barista organizza rapina

Una donna di Ceggia è la responsabile dell'aggressione ai danni di un cliente del suo stesso locale. L'intento era appropriarsi del telefonino

Una barista sandonatese, un marocchino ventenne e uno studente diciottenne studente, entrambi incensurati e residenti a Ceggia, sono rispettivamente l’ideatrice e i due autori della violenta rapina avvenuta a Ceggia, di fronte ad un bar, il 28 settembre ai danni di un quarantenne operaio scapolo, anch’egli residente in città.

LE INDAGINI - Per gli investigatori dei nuclei operativi radiomobili di Portogruaro e San Donà non è stato facile giungere ad una simile conclusione, anche perché tutti gli elementi del reato lasciavano intendere che a colpire fosse stata una coppia di malviventi senza scrupoli, che avevano percosso con inusitata violenza la loro vittima, sino a causargli fratture e lesioni per oltre due mesi di prognosi e tuttora in cura riabilitativa. Anche il modus operandi sembrava da professionisti infatti, di primo acchito, si riteneva che i due rapinatori, probabilmente, stessero tenendo d’occhio gli avventori “fortunati” del bar, quelli cioè che avevano fatto grosse vincite alle macchinette slot, attendendoli in strada per poi rapinarli, come in effetti era successo alla vittima, al quale era stata portata via una vincita di oltre 400 euro appena realizzata. E invece niente di tutto questo.

GLI “AMORI” DIFFICILI - La storia inizia nella scorsa estate, quando il rapinato comincia a frequentare il bar in questione e si innamora della barista la quale, approfittando del suo ascendente sull'uomo, gli chiede in prestito più volte qualche centinaio di euro. Si arriva così a quasi quattromila euro non restituiti. Allora il giovane, impacciato e un po’ ingenuo, si confida con i parenti i quali affrontano la donna, chiedendole di saldare il debito. La prova di quei debiti starebbe negli sms che si sono scambiati lui e la barista, custoditi nel telefono cellulare della vittima. La donna, messa alle strette, pensa bene di rovesciare la storia: racconta ad altri due avventori del suo bar sui quali sa di avere un forte ascendente, che in passato ha avuto una relazione con la vittima e che questa nel suo cellulare ha memorizzato alcune foto compromettenti che la ritraggono in pose osé, ricattandola di renderle pubbliche. I tre decidono quindi di simulare una rapina al fine di impossessarsi del telefono della vittima, cosa che avviene effettivamente con la barista che, uscendo, incrocia i complici che stanno aspettando fuori e dà il via all’operazione. Purtroppo per lei, alcuni testimoni la notano intrattenersi a debita distanza dal luogo del reato, ma in modo comunque da vedere quanto sta succedendo alla vittima e, stranamente, senza intervenire. Da qui i sospetti su di lei e l’avvio delle indagini che giungeranno poi a stringere il cerchio sugli altri due rapinatori.

NEI GUAI - Nella mattinata di mercoledì si è data esecuzione ai decreti di perquisizione emessi dalla Procura di Venezia al fine di reperire il telefono cellulare in argomento, purtroppo con esito negativo. In ogni caso i tre, anche senza le prove contenute nel telefono, restano indagati per rapina aggravata in concorso ed essendo incensurati sono stati denunciati a piede libero.

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