Manca la maestra di sostegno, bocciato in prima elementare
Il piccolo era turbato dalla separazione dei genitori ed aveva manifestato disturbi di apprendimento. Ma per un anno nessuno l'ha potuto aiutare
Era dall'inizio dell'anno scolastico che, a causa del divorzio dei genitori, un bambino iscritto ad una scuola elementare del Veneziano manifestava problemi di apprendimento. L'istituto primario, però, dopo la riforma Gelmini e la relativa spending review, da tempo non può permettersi più di una maestra per classe e le pratiche di richiesta per gli insegnanti di sostegno sono rimaste arenate per mesi. Così, per il piccolo alunno in difficoltà non ci sono stati aiuti e, alla fine dell'anno, il verdetto è stato impietoso: dovrà ripetere la prima elementare. A venire bocciato, però, questa volta è il sistema di sostegno scolastico.
SOS ALUNNI - Un anno difficile, vissuto tra due genitori che si stanno separando, tra avvocati e beni da spartire, può essere un vero trauma per un bambino di appena sei anni. Nessuna sorpresa, quindi, che le difficoltà in famiglia si ripercuotano sul primo anno di scuole primarie del bimbo. Il giovanissimo studente manifesta scarsa attitudine all'ascolto, all'apprendimento, persino al gioco con i coetanei. Piccoli momenti di assenza, che scivolano quasi ignorati durante le ore in classe, finiscono per moltiplicarsi, trasformandosi in breve in un atteggiamento costante. Il bambino avrebbe bisogno di venire seguito e aiutato, ma l'insegnante unica ha altri 22 bimbi di cui occuparsi e non è certo per lassismo che finisce per trascurare l'attenzione speciale di cui avrebbe bisogno il ragazzino in difficoltà. Ad occuparsi di queste cose, infatti, dovrebbe esserci un insegnante di sostegno, che permetta alla maestra di andare avanti con il programma aiutando al contempo il piccolo a stare al passo. Peccato che le pratiche per il sostegno si siano presto trovate arenate nelle acque basse della burocrazia.
NIENTE DI PERSONALE – La maestra del bimbo aveva infatti capito fin dalle prime settimane di non essere in grado di fornire al piccolo ciò di cui aveva bisogno e ha rapidamente chiamato i genitori per far avanzare le pratiche per la richiesta di un insegnante di supporto. I genitori però sono ancora alle prese con il divorzio, e i documenti vengono spediti alla neuropsichiatria dell'Ulss 12 solo a novembre. A dover approvare queste richieste è infatti il distretto sanitario, ma anche lì la scure dei tagli ha colpito a fondo e ora mancano personale e tempo. Gli psicologi riescono ad intervenire solo a maggio di quest'anno, a poche settimane dalla fine dell'anno scolastico. L'alternativa sarebbe stata quella di affidarsi ad un tutor privato, ma con un divorzio in corso nella famiglia del piccolo i soldi sono diventati sempre più difficili da tirar fuori, dopo spese legali, notarili e chi più ne ha più ne metta. Il bambino è quindi segnato: il verdetto è la non ammissione alla seconda elementare, il bimbo non ha potuto apprendere le nozioni basilari, non è al passo con gli altri alunni e non può affrontare la nuova classe senza avere costruito le fondamenta della sua preparazione. Non è lui, però, ad essere stato bocciato, e nemmeno la maestra chiamata a fare più di quanto le era possibile; il cappello a punta da somaro quest'anno spetta al sistema di sostegno scolastico che, in un anno di insegnamento elementare, ha dimostrato di avere più mancanze che certezze e ora, proprio come il piccolo bocciato, dovrà ripartire dalla prima per dimostrare di poter “stare al passo”.