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Cronaca

Brentan, le mazzette durante le feste: "Eravamo costretti per poter lavorare"

L'ex ad della "Autostrade Venezia-Padova spa", già ai domiciliari, è stato raggiunto da una nuova ordinanza d'arresto: coinvolti altri due imprenditori per tangenti totali da 75mila euro

Si aggiungono altre mazzette al già importante "malloppo" scovato dal nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Venezia nei confronti di Lino Brentan, ex amministratore delegato della società "Autostrade Venezia-Padova spa". L'imprenditore era stato arrestato il 31 gennaio scorso con l'accusa di corruzione aggravata e continuata. Ora si trova ai domiciliari a Campolongo Maggiore, dove ieri gli è stata notificata una nuova ordinanza di arresto. Le Fiamme Gialle, infatti, hanno continuato a scavare tra le pieghe dei bilanci delle società "favorite" del dirigente portando alla luce altre mazzette da 75mila euro. Il meccanismo era semplice: l'ex ad scorporava gli appalti per lavori sulla rete autostradale che gestiva e poi li affidava a "cottimo fiduciario" (quella che era la trattativa privata), senza gara quindi, agli imprenditori "amici", che in cambio pagavano tra il 5% e il 10% di quanto incassavano. In contanti.

Nella rete delle Fiamme Gialle sono finiti altri due imprenditori: Rino Spolador, titolare della Rg Impianti srl, ditta attiva nel settore di impiantistica elettrica, e Remo Pavan, titolare della Tecnoconsult Service srl, ditta di termoidraulica. Spesso i due lavoravano "a braccetto", essendo a volte complementari nella realizzazione di alcune opere. Come nel caso della stesura dei fili elettrici sulla Tangenziale nord di Mestre, in cui si sarebbero messi d'accordo per "accontentare" Brentan. Gli inquirenti avrebbero quindi accertato il pagamento da parte di Spolador di 60mila euro in tangenti tra il 2004 e il 2010, e di Pavan di 15mila euro dal 2007 al 2009.

 

I contanti venivano consegnati a mano, spesso durante i giorni di festa. Natale, Ferragosto, Pasqua. Brentan, sempre secondo gli inquirenti, incontrava chi gli "doveva" i soldi o nella sede della società a Villabona o in macchina. A volte anche al ristorante per un pranzo "di lavoro". I due imprenditori, interrogati, hanno dichiarato che Autostrade Venezia-Padova spa era diventato il loro principale cliente, e che quindi dovevano adeguarsi al sistema. Altrimenti sarebbero stati costretti a chiudere i battenti.

Con il sequestro di 75mila euro di ieri, la guardia di finanza ha recuperato complessivamente 245mila euro dall'inizio delle indagini. E non è escluso che possano esserci novità al riguardo. Intanto si va delineando sempre più la posizione di Luigi Rizzo, l'imprenditore accusato di aver incassato una parcella di un milione 200mila euro per una consulenza sull'inquinamento acustico, pagando sempre una tangente del 10%. Anche lui ha ammesso i pagamenti, dicendo che era l'unica via per sopravvivere.

Gli inquirenti non mollano: "Ritengo che il quadro possa avere ulteriori novità - ha dichiarato il generale della guardia di finanza di Venezia Marcello Ravaioli - anche alla luce di questi nuove scoperte. Noi non ci fermeremo finché tutto non sarà venuto alla luce. Speriamo che coloro che sanno qualcosa - ha concluso il generale - decidano di fare un favore a se stessi, anche etico, dando una mano alle indagini".

 

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