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Cronaca

Brugnaro tira dritto sui quadri: "Li vendo prima di morire guardandoli"

Il primo cittadino di Venezia non arretra sull'ipotesi di vendita delle opere. Il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini: "Non si può, una battuta"

Luigi Brugnaro non arretra di un centimetro sulla possibilità di vendere i quadri, se servirà per salvare Venezia. Sabato mattina, nel corso dell'incontro in cui ha esposto i risultati dei primi 100 giorni del suo governo, ha spiegato: "Piuttosto di vedere un bambino che ha l'acqua che cade sul banco a scuola o le biblioteche senza carta igienica, dobbiamo trovare una soluzione. Penso che prima di morire guardando il quadro vendo il quadro. Abbiamo seicento case che sono chiuse perché non abbiamo i soldi per metterle a posto - ha continuato il primo cittadino -, quei soldi dei quadri finiscono nelle case di chi ha bisogno. Franceschini ha detto che stavo scherzando, non stavo scherzando. Questa cosa deve finire: perché ci sentiamo messi da parte, ma poi quando dobbiamo pagare siamo sempre i primi".

Eppure il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, ha liquidato velocemente la querelle sulla vendita di opere d'arte: "Penso sia solo una battuta, o più comprensibilmente una mezza minaccia per chiedere più risorse al Governo in vista della stabilità". Anche perché, ricordano alcuni, semplicemente non si può: il Comune non ha la facoltà di prendere decisioni di questo tipo.

In sostanza il primo cittadino della città lagunare aveva ipotizzato una "verifica attenta e puntuale del patrimonio a disposizione". L'idea è quindi quella di vendere parte del patrimonio artistico per ripianare il bilancio della città. "La situazione di bilancio di Venezia è nota a tutti - ha continuato il sindaco -, per cui c’è la volontà di fare un approfondimento in questo senso: in mancanza di altre risorse, la necessaria salvaguardia della città potrebbe anche dover passare attraverso la rinuncia ad alcune opere d’arte cedibili perché non legate, né per soggetto né per autore, alla storia della città".

Gli uffici di Ca' Farsetti sarebbero quindi al lavoro per vendere l'opera Judith II Salomè di Gustav Klimt, oltre che un'altra opera di Chagall. Ma il ministro ricorda che il dibattito è già chiuso dalle norme del codice Beni Culturali per evitare lo smembramento delle collezioni pubbliche e garantire la pubblica fruizione delle singole opere.

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