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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Jesolo

Ruba un cellulare e poi nega tutto, mesi di giustificazioni e bugie

Il telefono era sparito ad una cameriera di un hotel di Jesolo e i sospetti si sono subito concentrati sul fattorino del fruttivendolo

Un cellulare rubato, una denuncia e una valanga di bugie. Tutto è iniziato martedì 13 agosto 2013, intorno alle 19. Una giovane cameriera albanese di 23 anni sta cenando con i colleghi nei locali cucina di un hotel situato nei pressi di Piazza Marconi, al Lido di Jesolo. Non passano neppure 15 minuti e tutto il personale ritorna al proprio posto di lavoro, dato che bisogna servire la cena agli ospiti. La 23enne cerca il proprio telefonino, un regalo del fidanzato, si ricorda bene di averlo lasciato sopra il tavolo fuori dalla cucina insieme a quelli dei colleghi. Ma il telefonino non si trova. Chiede a tutti se l’hanno visto, ma poi si fa strada un'ipotesi: i sospetti si concentrano su un ragazzo rumeno di 33 anni che aveva appena consegnato la frutta e la verdura, unico estraneo ad essere entrato in quei pochi attimi.

LA DENUNCIA - Ma la ragazza non si dà per vinta: informa il proprio titolare di quello che è successo. Sembra proprio impossibile che il responsabile del furto sia proprio quel giovane, così cortese e simpatico a tutti. Dal giorno dopo però il giovane fruttivendolo non si fa più vedere, in sua sostituzione arriva un suo collega a consegnare la verdura. Allora la ragazza si rivolge al datore di lavoro del 33enne rumeno, che si scusa per l’accaduto e si propone di sistemare la cosa, rivolgendosi al proprio dipendente per chiedergli di restituire il telefonino. Il 33enne, offeso ed indignato, nega ogni cosa; vista la situazione, il suo datore di lavoro si propone di intervenire egli stesso e di ripagare il telefonino. La ragazza però non ci sta e va dritta al commissariato di polizia di Jesolo dove, infuriata, spiega quanto accaduto e sporge denuncia contro il giovane. I poliziotti lo chiamano, capiscono che la giovane ha detto la verità e consigliano all’addetto alle consegne di restituire il telefonino.

TUTTE LE SCUSE - Il sospettato si ripropone di querelare a sua volta la cameriera, quindi esce dal commissariato e si reca presso l’hotel dove lavora la donna e la minaccia di far intervenire la polizia. Gli agenti di via Aquileia chiedono quindi la tracciatura dei tabulati del traffico telefonico dell’apparecchio rubato a alla giovane, dove emerge che nel telefonino viene utilizzata una sim card intestata proprio al fattorino del negozio di frutta e verdura. La procura della Repubblica di Venezia emette quindi un decreto di perquisizione locale nei confronti del 33enne. I poliziotti si recano a casa sua, nei pressi di piazza Milano, bussano alla sua porta. Lo straniero, sorpreso dagli agenti, è insofferente: “vi ho detto che vi sbagliate, io non ho niente” dice il ragazzo, ma uno dei poliziotti vede che ha un telefonino custodito in tasca simile a quello che stanno cercando. Il 33enne cerca di giustificarsi sostenendo che si tratti del suo telefonino. Un rapido controllo, effettuato digitando la sequenza #*06* (quella che evidenzia il codice IMEI, il numero seriale che contraddistingue unicamente ogni telefonino) da la conferma al poliziotto dei sospetti, ovvero che si tratta proprio del telefonino che stanno cercando. Il rumeno è stato quindi accompagnato in commissariato dove è stato denunciato ed il telefonino sequestrato. Anche qui il fattorino tenta di salvarsi, giocando l’ultima incredibile carta, del tutto inventata: “Me l’ha dato un collega della ragazza – ha detto il 33enne - quella che conoscete, quella che ha fatto la denuncia”.

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