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Cronaca

Patriarcato contro la "moschea": "L'artista ha solo sfruttato Venezia"

Don Gianmatteo Caputo,delegato patriarcale per i beni culturali ecclesiastici: "Avevamo detto di no, lui ha ottenuto la fama che voleva"

Il Patriarcato si schiera apertamente contro l'installazione del padiglione islandese a Venezia. Anzi, per bocca dell'architetto don Gianmatteo Caputo, delegato patriarcale per i beni culturali ecclesiastici, accusa l'artista svizzero Christoph Büchel, noto per le sue provocazioni a carattere politico, di aver "sfruttato Venezia come vetrina, portandosi a casa il suo guadagno in fatto di fama". Insomma, la vicenda riguardante la chiesa di Santa Maria della Misericordia trasformata in moschea in occasione della Biennale d'Arte 2015 continua a infervorare gli animi, mentre la data del 20 maggio si avvicina, il termine ultimo per i curatori del padiglione per consegnare le carte in cui si mette nero su bianco che la chiesa sia effettivamente sconsacrata.

Di certo non troveranno una sponda dalle parti del Patriarcato: "Già nel mese di febbraio si era sottolineato che, per rispetto profondo verso i credenti, verso la città e tutti i soggetti interessati, bisognava tenere in considerazione (e non tralasciare) il fatto che un’installazione del genere avrebbe avuto implicazioni culturali, religiose e di vita pubblica che non avrebbero potuto essere risolte solo nel rapporto fra chi dispone di uno spazio e i realizzatori della proposta artistica - continua don Caputo - Era necessario un più ampio e reale coinvolgimento della città e in particolare delle comunità religiose interessate".

Ma anche le associazioni musulmane, che pure chiedono da tempo una moschea in città, non sarebbero state interpellate: "Bisogna uscire decisamente dalla provocazione artistica - continua il delegato del patriarca - appare logico che la stessa comunità musulmana prenda le distanze da questa provocazione rilanciando la richiesta di un suo spazio per la preghiera che sia adeguato, dignitoso e riconosciuto da tutta intera la comunità civile. Ci troverebbe - conclude - interlocutori attenti e sensibili, a favore di una soluzione condivisa. Per questo la richiesta avanzata dall'artista al Patriarcato, all’inizio dell’anno, di ottenere la concessione di una chiesa per la sua “idea” artistica, aveva ricevuto una prudente risposta negativa".

"La chiesa trasformata in moschea? Niente di nuovo, anche Santa Sofia a Costantinopoli è stata trasformata in moschea - commenta il critico d'arte Vittorio Sgarbi all'Adnronos - L'adattamento di un edificio da un culto a un altro è sempre avvenuto. E, una volta stabilito che vanno difesi i valori cristiani e la nostra identità, non si può dire di no. Sono convinto che dallo stesso papa Francesco verrebbe un 'non possiamo dire di no perchè non sarebbe cristiano'. In questo senso credo che sulla vicenda il più 'laico' di tutti sarebbe il Papa".

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