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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Mose, la Procura chiede il rinvio a giudizio per Orsoni e Matteoli

L'ex sindaco e l'ex ministro sono tra i dodici che non avevano chiesto di patteggiare. Tra loro anche l'ex magistrato alle acque Maria Giovanna Piva

La procura della Repubblica di Venezia ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio per dodici indagati dell'inchiesta Mose che non avevano patteggiato o scelto altri riti. Tra questi, anche l'ex sindaco Giorgio Orsoni, l'ex ministro Altero Matteoli, l'ex presidente del magistrato alle Acque di Venezia Maria Giovanna Piva. Con la richiesta che adesso dovrà essere valutata al Gup si chiude la parte dell'inchiesta che il 4 giugno 2014 aveva portato a una trentina di provvedimenti cautelari.

Le richieste di rinvio a giudizio sono contenute in una decina di pagine. Al Gup sono stati anche trasmessi una settantina di faldoni, per oltre90 mila pagine, relativi all'inchiesta. La procura ha di fatto riunito i vari filoni che erano rimasti in sospeso dopo che gran parte delle posizioni degli indagati - ad esempio quella di Giancarlo Galan, ex governatore del Veneto - si erano concluse con patteggiamenti. Orsoni era rimasto coinvolto nel 'caso' Mose per l'accusa di finanziamento illecito, in relazione a del denaro che avrebbe ricevuto dagli allora vertici del Consorzio 'Venezia Nuova' per la campagna elettorale per le comunali del 2010. Una proposta di patteggiamento non era poi andata a conclusione.

Secondo la Procura, Matteoli sarebbe invece entrato nella vicenda Mose per dei finanziamenti illeciti che, grazie al suo intervento, sarebbero andati oltre che a lui stesso alla Socostramo di Erasmo Cinque (anche lui finito nell'inchiesta e per il quale è stato chiesto il giudizio) per bonificare un'area a ridosso del ponte translagunare tra Venezia e Mestre in territorio di Marghera. Di fatto, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, il Consorzio Venezia Nuova, all'epoca retto da Giovanni Mazzacurati, per ottenere dei favori da Matteoli, ne avrebbe assecondato gli interessi con dazioni in denaro e inserendo tra i beneficiari dell'opera la Socostramo che non avrebbe fatto nulla, incassando rilevanti somme di denaro. L'ex ministro ora senatore ha sempre respinto le accuse.

Le altre nove posizioni, tra cui quella dell'ex presidente del Magistrato alle acque, sono inerenti infine al troncone d'indagine per presunte mazzette sempre ruotante attorno ai rapporti con l'allora presidente del Consorzio impegnato nella realizzazione del sistema Mose per la difesa di Venezia e della laguna dalle acque alte. La procura ha evidenziato come nell'arco di un anno siano state chiuse tutte le indagini legate al troncone principale del Mose, mentre resta aperto il filone delle possibili sanzioni per le aziende che hanno tratto beneficio dalle attività corruttive dei manager.
 

Gli indagati per cui è stato richiesto il rinvio a giudizio sono: Giovanni Artico di Cessalto (ex commissario straordinario per il recupero territoriale e ambientale di Porto Marghera), Lino Brentan di Campolongo Maggiore (ex ad dell'autotrada Venezia-Padova), Corrado Crialese (ex presidente di Fintecna), Nicola Falconi (ex presidente dell'Ente Gondola), Vittorio Giuseppone (ex magistrato della Corte dei Conti), Giancarlo Ruscitti (funzionario della Regione), Maria Giovanna Piva (ex magistrato alle acque), Amalia Sartori (ex europarlamentare), Danilo Turato (architetto), Erasmo Cinque (amministratore della società Socostramo), Altero Matteoli (ex ministro) e Giorgio Orsoni (ex sindaco di Venezia)

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