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Cronaca

La città metropolitana parte in quarta, ma sono a rischio i fondi Ue

Mentre il sindaco Orsoni prepara lo statuto e il consiglio del nuovo ente si teme per l'assegnazione dei 53 milioni di finanziamenti europei

Città metropolitana, avanti tutta: dopo che il Ddl Delrio ha reso ufficiale il progetto per la trasformazione del Comune di Venezia, ora si procede ad ampie falcate per trasformare la legge in realtà, incorporando dentro il nuovo ente la vecchia Provincia e preparandosi a formare consiglio e macchina amministrativa. Eppure, nonostante l'evidente entusiasmo che anima il sindaco Giorgio Orsoni, secondo i quotidiani locali con questo stravolgimento si rischiano di perdere ben 53 milioni di euro in fondi europei.

PASSI AVANTI – Secondo quanto previsto dalla legge la città metropolitana ha tempo fino a dicembre per mettere tutto in regola, decidere il nuovo statuto e prepararsi all'avvio ufficiale, a gennaio, e Orsoni intende andare avanti con l'acceleratore, convocando il primo tavolo operativo già nelle prossime settimane. Il futuro “sindaco metropolitano” intende coinvolgere in tutto il procedimento anche gli elementi della vecchia Provincia e la stessa Regione, perché il nuovo ente dovrà comunque incastrarsi nel meccanismo amministrativo locale. Certo, prima di partire bisogna comunque attendere le elezioni europee e amministrative, ma ai blocchi di partenza sono già tutti pronti. Intanto chi sperava nel referendum per la separazione di Mestre e Venezia farebbe probabilmente meglio a metterci una pietra sopra: se non bastasse il ricorso contrario al Tar del sindaco Orsoni, è la stessa entrata in vigore della città metropolitana a spegnere le speranze dei “secessionisti”.

FONDI IN BILICO – A preoccupare è invece la questione dei fondi europei che rischiano di rimanere nel congelatore perché destinati alla Provincia: il “patto dei sindaci” e il “piano 202020” erano infatti promossi dall'Ente che sta per sparire, e da lì sarebbero arrivati ben 53 milioni firmati da Bruxelles per le imprese e i comuni del Veneziano. Ma nei prossimi mesi Ca' Corner resterà immobile, limitandosi a svolgere gli incarichi minimi per la tenuta dei conti, e quindi non potrà investire i 180mila euro di compartecipazione per concorrere all'appalto. Intanto tornano invece a Ca' Farsetti le azioni delle partecipate comunali in mano alla Provincia: Giorgio Orsoni recupera quindi il 6,5% di Save, nonostante il Comune avesse venduto tutto tempo fa, il presidente Enrico Marchi probabilmente non sarà affatto felice della cosa.

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