Il viaggio della speranza si ferma a Porto Marghera per 5 clandestini
I migranti, tutti uomini turchi, erano nascosti in due cabine di una nave cargo salpata da Istanbul il 31 marzo. Finiscono in manette due marittimi
Per sei giorni chiusi in una cabina di tre metri per tre. Due in una, tre in un'altra. Questo il viaggio che si sono trovati a intraprendere cinque migranti turchi scoperti venerdì verso le 13 dagli agenti della guardia di finanza e della polizia di frontiera a bordo di una nave cargo che da Istanbul aveva levato gli ormeggi alla volta di Porto Marghera, facendo una sosta anche in Ucraina.
I clandestini, ovviamente, non potevano uscire per nessun motivo. Segregati dentro. Il cibo con ogni probabilità glielo portavano i due "padroni di casa": due marittimi turchi finiti in manette con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Dal porto di partenza, quindi, sarebbe arrivata una soffiata alle forze dell'ordine italiane, che hanno aspettato al varco l'arrivo delle imbarcazione nelle acque veneziane. Già dal momento in cui la nave ha fatto il suo ingresso nelle acque territoriali italiane è stata controllata passo passo.
Vicino al Porto di Marghera, quindi, è stata "agganciata" da un elicottero e da una motovedetta del reparto operativo aeronavale della guardia di finanza, supportata da un'altra motovedetta della capitaneria di porto. Il natante, di enormi dimensioni, è stato scortato fino al suo approdo. Dopodiché sono scattati i controlli.
Una rotta, quella turca, che spesso può riservare sorprese soprattutto in fatto di traffico di stupefacenti. Gli inquirenti stavolta si sono imbattuti in un traffico illegale diverso. Oltre all'arresto dei due marinai, inevitabile arriverà l'espulsione dei cinque migranti, che avevano come obiettivo finale raggiungere il Nord Europa (con ogni probabilità la Germania) per trovare un lavoro e guadagnarsi da vivere.
L'OPERAZIONE DI GUARDIA DI FINANZA E POLIZIA DI FRONTIERA
