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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca San Donà di Piave

Cloe perde il ricorso, secondo il giudice è stata giusta la sospensione per la prof trans

La docente, uomo che però si sente donna, si presentò all'improvviso con parrucca bionda e unghie laccate in classe. Venne sospesa per 3 giorni. Per la sentenza i modi furono sbagliati

Presentarsi all'improvviso di fronte ai propri alunni non più come un professore in un istituto di San Donà di Piave ma come "Cloe", con minigonna, unghie laccate e parrucca, non è stato "responsabile e corretto" e pertanto è giusto il provvedimento disciplinare che ha portato alla sospensione per tre giorni. Lo ha deciso, dopo il ricorso della prof Cloe Bianco, il presidente del tribunale del lavoro di Venezia Luigi Perina. "Se tempi e modi di tale scelta fossero stati attuati diversamente - scrive il giudice nella sentenza, come riporta il Corriere del Veneto, sottolineando peraltro che quella di Cloe è una "legittima scelta identitaria - questa sarebbe stata 'responsabile, corretta e consona alla funzione di docente'".

La docente di Fisica dell’istituto Scarpa-Mattei, che fu al centro di aspre polemiche anche politiche, aveva contestato la sospensione di tre giorni e per questo aveva presentato ricorso al giudice del lavoro, chiedendo anche un risarcimento danni di 10mila euro al ministero dell’Istruzione per i danni subiti a causa della sanzione.

Secondo il giudice, la professoressa Bianco nel novembre scorso, comunicò improvvisamente al dirigente scolastico di volersi mostrare in aula vestita da donna. Così si sente (e per questo usiamo il femminile). Progetto messo in atto due giorni dopo: l'insegnante entrò in classe, spiegò la sua scelta e le sue inclinazioni sessuali, peraltro già intuite dagli allievi. Tutti accolsero bene il suo outing, a parte una studentessa che ebbe una crisi di pianto e uscì dalla classe. Il giudice ha ritenuto validi tutti i motivi della contestazione: dall'insubordinazione all'invito del dirigente a rinviare la scelta alla scarsa attenzione all'impatto sugli studenti, fino alla pretesa di farsi chiamare con un nome diverso da quello legale anagrafico.

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