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Cronaca Concordia Sagittaria / via san pietro

Il complesso funerario di Concordia rivede la luce, ricostruiti i sarcofagi

Torna a fare bella mostra di sé il monumento funerario scoperto nell'antico complesso romano, una "Pompei alluvionale" dall'incredibile valenza storica

È stato ricostruito sotto la loggia del palazzo municipale di Concordia Sagittaria il monumento funerario principale che caratterizzava la necropoli romana riportata alla luce tra ottobre e dicembre scorso in via San Pietro, fuori da quelle che erano le mura dell’antica città. Attraverso uno studio e un restauro certosini, durati oltre sei mesi e condotti nel cantiere di Gruaro e in laboratorio, i ricercatori sono riusciti a datare il monumento alla fine del II secolo d.C. e a ricostruire fedelmente all’originale il complesso monumentale, che ora può essere ammirato dai visitatori così come si presentava oltre 1500 anni fa.

IL MONUMENTO - Il monumento si compone di un podio di blocchi in calcare di Aurisina, originariamente composto da tre livelli. Nella ricomposizione, il livello inferiore è stato sostituito da uno in cemento, mentre quello originario in pietra è rimasto integro sul luogo del rinvenimento in vista di una futura riqualificazione dell’area in senso archeologico. Le parti mancanti dei due livelli superiori sono state integrate in modo da ricomporre l’unità architettonica del basamento: l’insieme raggiunge una altezza di 1,3 metri e un perimetro alla base di 6,5 per 1,7 metri. Il buono stato di conservazione del sepolcreto si deve ad alcune alluvioni che nel V secolo d.C. resero l’area impraticabile, ricoprendola di strati di sabbia e detriti alti fino a 90 centimetri e, al tempo stesso, mettendola al riparo dai cavatori di pietra che nel corso dell’Ottocento depredarono il centro urbano dell’antica colonia romana.

Torna alla luce la "piccola Pompei" di Concordia

LE RICOSTRUZIONI - Sulla sommità del podio, come in origine, sono stati posti i frammenti dei due sarcofagi principali in marmo preconnesio decorato, alti circa 1,7 metri e lunghi oltre 2, che furono demoliti in epoca antica. Anche in questo caso, le integrazioni in malta e cemento, sviluppate attraverso il confronto iconografico delle decorazioni rinvenute e l’analisi delle caratteristiche fisico-morfologiche dei reperti, hanno permesso la ricostruzione fedele di copie delle due arche. Di una delle due è rimasto pressoché intatto il coperchio decorato con elementi vegetali sugli acroteri e una testa di Medusa in uno dei timpani, dell’altra sono stati recuperati solo pochi frammenti nel corso dello scavo. Due frammenti di iscrizione, scoperti uno durante la fase di scavo, l’altro recentemente in fase di restauro, hanno consentito infine di attribuire con discreta certezza un nome a entrambi i destinatari delle due sepolture principali. Dalle scritte poste sulla fronte delle casse, il primo sarcofago era dedicato a un Titus Vettius, un alto funzionario imperiale della colonia romana di Iulia Concordia, il secondo ad una donna, Regontia, molto probabilmente la moglie. In base ai dati raccolti durante lo scavo e all’analisi stilistica ed epigrafica del monumento, il sepolcro in marmo della facoltosa coppia concordiese è databile alla fine del II secolo d.C., anteriormente rispetto ad altri sarcofagi rinvenuti attorno ai principali. Due di questi, databili al III secolo d.C., in pietra calcarea e di minori dimensioni rispetto a quelli sul podio, sono stati pazientemente restaurati e anch’essi esposti sotto la loggia. Uno con coperchio a doppio spiovente con decorazione a ‘tegola/coppo’ riporta l’iscrizione “Il padre Publio Firmiteius Redentor al figlio dolcissimo che visse diciotto anni”, struggente ricordo di un ragazzo morto prematuramente, l’altro è privo di iscrizioni e decorato semplicemente sulla fronte.

IL PROGETTO – La proposta progettuale è stata elaborata dalla Regione del Veneto, Dipartimento Cultura - Settore Progetti strategici e politiche comunitarie, con il supporto della Sezione Difesa Idrogeologica di Venezia, in convenzione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto che ha curato la direzione scientifica dello scavo archeologico. Il cantiere archeologico ubicato in un’area privata di via San Pietro a Concordia Sagittaria, nel Veneziano, messa a disposizione gratuitamente dal proprietario, è durato da ottobre 2013 al 30 gennaio 2014. Vi hanno lavorato le ditte Akhet srl di Roisan (AO) e Lithos srl di Venezia. Quest’ultima ha curato anche il restauro e la ricomposizione del monumento. Il laboratorio di studio e restauro a Gruaro, sempre nel Veneziano, si è protratto per circa sei mesi. L’intervento è stato realizzato nell’ambito di “Shared Culture - Progetto strategico per la conoscenza e la fruibilità del patrimonio condiviso”, di cui la Regione del Veneto è partner, e finanziato attraverso il Programma per la cooperazione transfrontaliera Italia-Slovenia 2007-2013 per circa 129mila euro.

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