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Cronaca

Confartigianato: «Non solo Mose, turismo sostenibile e interventi diffusi per Venezia»

Ieri l'incontro con il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà

«Finire il Mose al più presto per capire se veramente può funzionare, non proseguire nella miope scelta di destinare tutte le risorse a questa opera ma riprendere gli interventi diffusi di messa in sicurezza della Città storica e, dopo la mareggiata che il 12 novembre ha messo in ginocchio Venezia, iniziare a pensare come arginare la marea quotidiana di turisti che sta pesantemente cancellando l’identità del centro sttorico». Questi i tre interventi emergenziali che ieri i vertici della Confartigianato hanno chiesto di mettere in cima all’agenda politica del governo per gestire l’emergenza Venezia.

Incontro col ministro D'Incà

L’occasione è stato il vertice con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il bellunese Federico D’Incà, che ha voluto incontrare i rappresentanti di una delle categorie economiche più duramente flagellate dagli eventi di questi giorni. A focalizzare i tre punti fondamentali è stato il segretario della Confartigianato Gianni De Checchi, che ha parlato al ministro e il suo staff in rappresentanza della delegazione composta dal presidente della Confartigianato Venezia Lio Andrea Bertoldini, il presidente della Confartigianato Metropolitana Città di Venezia Salvatore Mazzocca e il direttore della Confartigianato Veneto Francesco Giacomin. «Nonostante le perplessità generali sulla grande opera - ha spiegato De Checchi al ministro - a questo punto va conclusa al più presto, almeno per capire se realmente possa funzionare, finanziando parallelamente anche i microinterventi che faceva Insula, come lo scavo dei rii, la messa in sicurezza dei sottoservizi e l’innalzamento delle fondamenta, che rimangono fondamentali per fronteggiare e gestire al meglio qualsiasi acqua alta».

«Quando i danni dell’apocalisse d’acqua che si è riversata su Venezia saranno mitigati rimane però altrettanto fondamentale - ha puntualizzato De Checchi al ministro - intervenire sui danni che da decenni sta causando la marea insostenibile di turisti che quotidianamente la invade. Anche i danni creati da questo fenomeno sono ingentissimi, e hanno trasformato la città in un non luogo, facendo sparire le attività tipiche, spopolandola dai residenti e rendendola al limite dell’invivibile ai sempre meno veneziani rimasti. Mi auspico - ha quindi concluso - che il grido di disperazione lanciato dalla città in seguito a questo drammatico evento non resti inascoltato dalla politica e si pongano finalmente le basi per salvarla e ridare futuro e dignità a una città patrimonio mondiale dell’umanità».

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