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Medaglie d’onore ai deportati e internati nei lager nazisti

La consegna in Prefettura oggi, lunedì 27 gennaio, «ai cittadini italiani militari e civili destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra e ai familiari dei deceduti»

Cittadini italiani deportati e internati nei lager nazisti. Militari e civili destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. A loro e ai familiari dei deceduti, in loro onore, oggi lunedì 27 gennaio in Prefettura a Venezia sono state consegnate le medaglie durante una cerimonia con le autorità civili e militari e alla presenza di numerosi cittadini. La celebrazione è stata preceduta dall’inno di Mameli, eseguito dagli alunni dell’Istituto comprensivo Filippo Grimani di Marghera assieme all’ensemble strumentale dell’indirizzo musicale della scuola secondaria. Tra le autorità il prefetto Vittorio Zappalorto, la presidente del Consiglio comunale, Ermelinda Damiano, e il consigliere della Comunità Ebraica, Enrico Levis. È spettato alla presidente del Consiglio comunale consegnare le medaglie in memoria di Carlo Marcon, Sergio Solari, Armando Sponchiado e Adriano Zoia.

Le ferite

«Vorrei esprimere - ha esordito Damiano – la mia più alta stima e il mio profondo rispetto per tutti coloro che hanno dovuto affrontare difficoltà, dolori e patimenti a causa della deportazione e dell’internamento nei lager nazisti. Il mio pensiero va sia a chi ha dovuto personalmente subire queste angherie, sia ai familiari, che prima si sono visti strappare i propri cari e poi o non hanno più potuto riaverli accanto, o hanno, con amore e pazienza, curato negli anni successivi le ferite fisiche e soprattutto spirituali di chi è tornato a casa».

Il banco vuoto

Citando poi la senatrice Liliana Segre, ha infine sottolineato come «dobbiamo coltivare la memoria, che ancora oggi è vaccino prezioso contro l’indifferenza e che ci aiuta a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può, la deve usare. Bisogna tenere alta la guardia contro ogni forma di antisemitismo, razzismo, violenza e discriminazione. Dobbiamo - ha concluso - saper fare memoria del male che siamo stati in grado di generare per evitare che esso possa tornare a travolgerci». La cerimonia è terminata con alcune letture tratte da libro “Il banco vuoto. Scuola e Leggi razziali. Venezia 1938-45” di Maria Teresa Sega.

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