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Cronaca San Donà di Piave

Controllo del vicinato, San Donà fa scuola e il prefetto si complimenta

Circa 30 casi di potenziali reati sventati in un anno, ora il modello va al comitato provinciale sicurezza pubblica: "Il miglior antifurto è il vicino di casa"

San Donà fa scuola per il controllo del vicinato. Il modello di autotutela del proprio territorio da parte dei cittadini, sperimentato con successo in città nell’ultimo anno, sarà compreso nell’ordine del giorno del prossimo comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica. Mentre, annuncia il Comune di San Donà, continua la crescita delle adesioni al progetto, ormai giunte a quota 1300.

Il primo riconoscimento da parte della prefettura al modello sandonatese di controllo del territorio è giunto con la disponibilità manifestata dal prefetto Domenico Cuttaia: «Il progetto è in linea con quanto da noi suggerito riguardo alla sensibilizzazione e organizzazione dei cittadini anche attraverso incontri pubblici – spiega il sindaco – L’esperienza sandonatese risulta particolarmente interessante perché è tra le prime applicazioni in Veneto del controllo del vicinato a realtà ampie e articolate quali i nostri quartieri e frazioni».

Secondo i dati diffusi dal Comune sono stati una trentina i casi sventati che avrebbero potuto tradursi in reati, oltre a una serie di segnalazioni e analisi. La valenza è innanzitutto sociale, volta a favorire i buoni rapporti di vicinato come base per la sicurezza, secondo il motto per cui il miglior antifurto è il proprio vicino di casa. «Fare comunità – è lo slogan lanciato dal sindaco Andrea Cereser – va nella stessa direzione il sostegno dell’amministrazione alle cene di strada e a tutto ciò che porti alla riscoperta dei contatti umani».

Le prime aree ad auto-organizzarsi sono state Fossà, Isiata e Fiorentina, seguite da San Pio X e San Giuseppe, e poi Passarella, Chiesanuova, Calvecchia. Il servizio si è poi avviato a Mussetta, Palazzetto, Santa Maria di Piave, Grassaga. «Non si tratta di ronde, ma di prestare attenzione e segnalare situazioni dubbie – precisa Raimondo Cicogna, agente di polizia locale deputato a il progetto – Si basa su una rete per comunicare casi sospetti, ed è un modo per mantenere rapporti di buon vicinato». Ogni comunità ha scelto gli strumenti di cui avvalersi per comunicarsi le informazioni, dal telefono ai social network. Tutti supportati dall’amministrazione, che ha organizzato una serie di incontri sul tema oltre a momenti informativi sulla sicurezza e la legittima difesa.

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