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Cronaca

I giovani d'oggi senza modelli da combattere: "In aumento autolesinismo e cyberbullismo"

Convegno nella sede IusVe della Gazzera sabato mattina. I dati parlano anche di più numerosi tentativi di suicidio. I confini tra vita "reale" e vita digitale si fanno sempre più labili

Più smart e più digital. Ma anche più soli e sofferenti pronti a cercare conforto in gesti violenti come quelli dell'autolesionismo, in aumento negli ultimi anni. La fotografia degli adolescenti di oggi, nel periodo più complesso della loro crescita personale riportata nel convegno di sabato nella sede dell'università salesiana della Gazzera racconta un mondo difficile. Percorso da «piaghe» sempre più dilaganti come quella del cyberbullismo e dell'autolesionismo.

Problematiche forti anche per il mondo degli educatori ai quali è chiesto di dotarsi di strumenti di lettura dei contesti in grado di interpretare un mondo, quello dei giovani, sempre più eterogeneo ma anche della costruzione dell'identità da parte degli adolescenti a partire dai loro bisogni di base e dalle speranze di cambiamento che hanno nella loro crescita. «Ci sono due aspetti centrali della problematica identitaria – spiega Catia Martorello, docente Iusve del dipartimento di Psicologia – il primo riguarda i migranti di seconda generazione, con la fatica di gestire una multipla identità e di trovare spazi adeguati di integrazione cittadina. La seconda riguarda invece tutti i giovani ed è legato alla questione valoriale. I giovani di oggi non hanno un riferimento da decostruire e difficilmente sono in grado di affrontare delusioni e sconfitte». Manca insomma il «bersaglio» da colpire, l'adulto da combattere. La docente che si è occupata di raccogliere i dati sui mali giovanili incrociando questionari sottoposti alle università del triveneto con alcuni dati dei dipartimenti di psichiatria delle Usl ha voluto sottolineare un aumento importante dei casi di autolesionismo tra i giovani a partire dai 13-14 anni ma anche dei tentativi di suicidio. 

«Non è un caso – ha spiegato - se notiamo un aumento degli episodi in cui i giovani si feriscono in ogni modo. Parliamo di ferite che vanno dalla scarnificazione ai tagli. Ci hanno segnalato addirittura che alcuni ragazzi chiedono consigli ai loro tatuatori su come fare queste operazioni. Hanno bisogno di farlo per “sentire” la loro presenza. Mentre generalmente sono immersi in un senso di vuoto. Una parte di loro invece reagisce in modo opposto, come generazione narcisistica. Dando sfogo immediato ad ogni richiesta e bisogno, più o meno superficiale ed estremizzando la cura del corpo (anche in questo caso per un bisogno di “sentirsi”)». Ma non è l'unico fronte complesso. Sul fronte della ricerca di identità va necessariamente aperto un capitolo sulla relazione tra identità e media, con le derive che possono esserci in questo campo, cyberbullismo in primis. «Spesso le competenze dei genitori e degli insegnanti non sono quelle dei giovani – dice Marco Scarcelli, docente di Antropologia e digital media per il corso di laurea magistrale in web Marketing di Iusve – quando si parla di social network sembra ci siano due mondi a parte, quello degli adulti e quello dei ragazzi. Per i ragazzi i media digitali sono parte della vita quotidiana e le differenze tra mondo reale e virtuale a loro sono ben chiare, diverso è per gli adulti che li temono come fossero un modo a parte». 

Il docente ha raccontato che da 5 anni si occupa di media digitali e cyberbullimso per le scuole del veneto. Viene chiamato nelle scuole dai docenti e dai genitori per problematiche sempre più comuni alle quali spesso gli adulti non sanno rispondere. «In questo uso pur consapevole ma molto intenso del web da parte dei ragazzi il cyberbullismo purtroppo è molto comune ma spesso ci sono errori nell'approccio al problema da parte degli adulti che banalizzano casi gravi o ingrandiscono situazioni contenute. Il mondo degli educatori deve modificare gli approcci per evitare di allontanare ancora di più i ragazzi». «La riflessione sull'identità dei giovani proprio per questo non può prescindere dall'università – dice anche Beatrice Santarelli, docente di Pedagogia di Iusve - è qualcosa di comune che nasce insieme e si sviluppa con i ragazzi. Da questo nasce la nostra riflessione di oggi. Chi vogliamo essere, come vogliamo porci verso i nostri studenti e verso il futuro?».

«Abbiamo deciso di occuparci di giovani in questo convegno a partire dal sinodo dei giovani ma anche dal nostro osservatorio privilegiato universitario – spiega anche Arduino Salatin, preside di Iusve - i giovani hanno problematiche diverse da un tempo ma sono anche una risorsa e solo una lettura non semplificata delle loro problematiche può funzionare. Siamo di fronte a identità plurali, a difficoltà di orientarsi nella visione futura del sé. Ma solo modi non “nostalgici” di approccio possono permettere di capire cosa sta accadendo».

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