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Cronaca

Coronavirus: «Tutti gli ospedali si preparino»

La mappa del contagio: Italia prima in Europa per numero di casi. L'epidemiologo Pierluigi Lopalco dell'Università di Pisa: «Gli ospedali devono approfittare di questo periodo per prepararsi a fronteggiare il nuovo Coronavirus»

I casi di contagio da nuovo Coronavirus in Italia continuano ad aumentare. E ci sono le prime due vittime: Adriano Trevisan, pensionato padovano di 78 anni, è morto venerdì sera all'ospedale di Schiavonia (PADOVAOGGI). Sabato mattina è morta una donna residente in Lombardia (TODAY). Il governatore della Regione Lombardia ha comunicato che è stato individuato un nuovo caso presso l'Ospedale Civile di Cremona: si tratta di un paziente ricoverato da cinque giorni nel reparto di pneumologia. E un altro caso di contagio da coronavirus è stato registrato in Veneto: si tratta di un 67enne di Mira, in provincia di Venezia, ricoverato ora in rianimazione a Padova.

Coronavirus, Italia prima in Europa per numero di casi

Al momento, l'Italia è il Paese europeo con il maggior numero di contagi da nuovo coronavirus. È quanto emerge dai dati della Johns Hopkins University, secondo la mappa elaborata dall'ateneo di Baltimora che monitora la diffusione del virus nel mondo.

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«Tutti gli ospedali d'Italia devono approfittare di questo periodo per prepararsi a fronteggiare il nuovo Coronavirus, non solo il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma, che sono strutture perfettamente attrezzate». Parola dell'epidemiologo Pierluigi Lopalco, professore ordinario di Igiene dell'Università di Pisa, parlando con l'Adnkronos Salute del focolaio di Covid-19 emerso nel nord Italia.

Coronavirus, restano ancora molte le cose da capire

«La situazione è da tenere strettamente sotto controllo», aggiunge l'esperto. E restano ancora molte le cose da capire. «A partire dal paziente zero: dobbiamo ancora capire se è stato individuato, oppure no. Il contatto del malato ricoverato a Codogno, e rientrato dalla Cina, è risultato negativo al test: potrebbe essersi liberato del virus, e questo ce lo dirà l'eventuale presenza di anticorpi nel suo sangue. Altrimenti occorrerà cercare ancora. Un altro problema - aggiunge Lopalco - è rappresentato dal fatto che quelli individuati sono quasi tutti casi gravi, che sappiamo essere il 20% del totale. Dove è finito l'altro 80%? I colleghi stanno facendo proprio questo lavoro, testando 250 contatti. Il paziente di Codogno infatti anche con i sintomi ha lavorato, ha fatto sport ed è andato in giro».

Dunque per l'epidemiologo «al momento qualunque misura di restrizione che possa limitare la circolazione del virus è ottima. Dobbiamo approfittare per preparaci. E devono farlo - conclude - tutti gli ospedali d'Italia».

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