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Cronaca San Marco / San Marco, 2322

Per la sanità privata è il momento della protesta: "Non riceviamo lo stipendio"

Stamattina circa 150 dipendenti delle quattro strutture sanitarie lagunari hanno manifestato davanti a palazzo Ferro-Fini. Ricevuti alcuni rappresentanti. Chiesto il pagamento delle mensilità

Lo stipendio non arriva. E per la sanità privata è arrivato il momento della protesta. Stamattina un corteo di circa 150 operatori sanitari, con in testa uno striscione con scritto "Grazie alla 'mala' politica lavoriamo senza stipendio", è partito da piazzale Roma per raggiungere palazzo Ferro-Fini, sede del Consiglio regionale. Lì la manifestazione, organizzata da Cgil, Cisl e Uil, ha preso la forma di un sit-in pacifico, in cui sono stati scanditi slogan contro le scelte gestionali che hanno portato al limite del collasso il settore. Hanno partecipato lavoratori di tutte e quattro le strutture lagunari: il San Camillo, il Fatebenefratelli, il Policlinico San Marco e Villa Salus.

Dei rappresentanti sono stati ricevuti da alcuni assessori, che hanno ribadito lo stanziamento "extra" di 46 milioni di euro per permettere alle strutture private di onorare gli stipendi per tutto il 2012, a patto che quest'ultime paghino gli interessi sui prestiti che hanno maturato con le banche.

Il cortocircuito che si è venuto a creare, pur nella sua criticità, è semplice: l'Ulss è tenuta a pagare le prestazioni degli ospedali convenzionati. Nel momento in cui l'Azienda sanitaria locale si è trovata costretta a "chiudere i rubinetti", posticipando i pagamenti, le quattro strutture private sono andate in difficoltà.

Gli stipendi, infatti, si pagavano anche con quelle risorse in entrata. Per onorare i propri impegni, quindi, hanno ricevuto soldi in prestito dalle banche, che ora battono cassa per gli interessi.

La Regione non intende accollarsene il peso (lo stanziamento extra da 46 milioni di euro servirebbe a coprire il monte stipendi totale), mentre le dirigenze delle strutture chiedono che lo faccia. Un braccio di ferro che rischia di mettere in mezzo millecinquecento dipendenti, indispensabili per mantenere una sanità di qualità sul territorio.

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