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Cronaca

Ca’ Foscari short film festival: da mercoledì apre la settima edizione, fino al 18 marzo

Protagonisti dei cortometraggi sono gli studenti. Tra i premi di quest'anno figura il "Pateh Sabally", dedicato al ragazzo del Gambia tragicamente annegato in Canal Grande a gennaio

All’auditorium Santa Margherita di Venezia si apre mercoledì la settima edizione del Ca’ Foscari short film festival che durerà fino al 18 marzo. Il festival, pensato dai giovani per i giovani è diretto da Roberta Novielli e vede protagonisti gli studenti volontari dell’università impegnati in tutte le fasi della sua realizzazione. Il manifesto di quest’anno è firmato dall’artista italiano Giorgio Carpinteri, al quale viene tributato anche un omaggio.

I trenta cortometraggi del concorso internazionale dedicato a studenti di scuole di cinema e di università da tutto il mondo provengono quest’anno da 25 paesi e 29 scuole di cinema differenti. Tra questi tre sono italiani: 'Né leggere né scrivere', di Edoardo Ferraro con Roberto Citran, fa rivivere l’Italia degli anni sessanta e la sua televisione didattica all’interno di una storia di crescita personale, mentre 'Selfiesh' di Ekaterina Volkova ci riporta alla contemporaneità, col recupero di un rapporto diretto con i propri cari, dai quali spesso si viene distratti, persi fra fotografie compulsive e social network.

Alessandro Berellini è invece il regista di 'Under the surface you are never alone', dramma psicologico a tinte quasi horror sugli effetti che un trauma può avere sulla mente di una donna provata. Proprio le alterazioni del reale sono protagoniste di molti lavori in concorso: che siano il frutto di incubi a occhi aperti come nell’australiano 'Petrel' e nel polacco 'The Inquest', o che siano partorite da una psiche distorta come nel brasiliano Enzo e nel francese Claire, o ancora, che si tratti di realtà ‘inventate’, per fini spesso poco limpidi, come nel coreano 'I Saw It' e nel tedesco 'Goldfish'.

In gara anche due documentari e tre corti d’animazione. Ad assegnare il grand prix e la menzione speciale 'Volumina' sarà una giuria internazionale composta dall’eclettica artista francese, Catherine Breillat, dall’attrice polacca, Małgorzata Zajączkowska, e dall’animatore inglese, Barry Purves, protagonisti anche di un programma speciale a loro dedicato. Tra i premi di quest’anno figura anche il primo premio “Pateh Sabally”, dedicato al ragazzo del Gambia tragicamente annegato nel Canal Grande lo scorso gennaio a Venezia, mentre il premio Levi alla miglior colonna sonora sarà assegnato da una giuria appositamente designata.

Ad accompagnare il concorso ci saranno programmi speciali, omaggi e masterclass di prestigio, a cominciare da quella del maestro della paura giapponese, Takahashi Hiroshi, sceneggiatore della trilogia originale di 'The Ring', accompagnata dalla proiezione di una sua opera da regista. Dal Giappone arriva anche Limen Masako, una delle più grandi interpreti al mondo della tecnica d’animazione sand art che il pubblico potrà ammirare nel programma a lei dedicato e poi dal vivo, in una attesa performance durante la cerimonia di chiusura. La personale dell’indiano Umesh Vinayak Kulkarni permetterà poi di scoprire il cinema di uno dei più importanti registi in lingua marathi attraverso la proiezione di quattro cortometraggi.

Lo sguardo al passato quest’anno volge invece in due direzioni, a cominciare da 'Desiderio in movimento', uno speciale sulle prime forme di pubblicità che dimostra come il cinema abbia associato l’idea della persuasione visiva a quella della promozione, da Lumiere passando per Méliès e Walt Disney, fino a un divertente promo di Stanlio e Ollio. Si andrà poi alla scoperta del cinema svizzero delle origini con rare pellicole d’archivio dove, tra spettacoli urbani e naturali di sorprendente bellezza, spiccano personaggi come Guglielmo Tell e divi hollywoodiani in visita quali Mary Pickford e Douglas Fairbanks. Si torna alla contemporaneità con l’omaggio a Volumina, alla scoperta degli art-book multimediali dedicati al cinema prodotti dalla casa torinese, con la presentazione in anteprima del backstag dell’installazione di Peter Greenaway alla Reggia di Venaria.

Uno sguardo alle tendenze più verdi del filmmaking sarà garantito dagli speciali dedicati agli studenti dell’Università Waseda di Tokyo, vera e propria fucina di talenti nella quale si sono laureati alcuni tra i più importanti registi nipponici, all’ECAM, nella forma del concorso 'Madrid en corto', da essa organizzato con sei lavori molto eterogenei ma già maturi dal punto di vista cinematografico e, infine, agli studenti del Corso di cinema digitale di Ca’ Foscari che presentano il loro “corto di laurea”, un libero adattamento di un racconto di Dino Buzzati.

Tornano anche gli appuntamenti più amati dello short, a cominciare da 'Lo sguardo sospeso', dedicato alla videoarte italiana più recente con una selezione di sei opere da parte di Visualcontainer, per passare ad Anymation: workshop sull’animazione che per questa edizione si concentra sul rapporto della stessa con la pubblicità e sulla rappresentazione della monotonia della vita moderna. Non può mancare infine la selezione dei vincitori dell’ultimo 'Video Concorso Pasinetti', così come il divertente gioco del 'Video-oke', un’applicazione del karaoke al medium cinematografico adatta tanto ai giovani (per avvicinarli al cinema), quanto ai più grandi (per diventare finalmente protagonisti delle proprie scene preferite). 

Sul versante dei concorsi collaterali, saranno proiettati i tre finalisti del Concorso istituti superiori del Veneto, quest’anno in collaborazione con Quindici19 e andrà in scena la quarta edizione del Premio “Olga Brunner Levi”, in collaborazione con la Fondazione Olga e Ugo Levi, dedicato al tema delle donne nella musica, riservato a giovani studenti degli istituti superiori italiani. Infine, farà il suo esordio il Video Music Competition, concorso per video musicali realizzati da studenti di scuole di cinema e università di tutto il mondo con la proiezione dei sei finalisti.

Il rettore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, Michele Bugliesi, e il direttore artistico e organizzativo del festival, Roberta Novielli, daranno mercoledì l’avvio formale alle settima edizione del 'Ca’ Foscari Short Film Festival', che andrà in scena dal 15 al 18 marzo all’auditorium Santa Margherita, in un’edizione che si preannuncia ricca di proiezioni “straordinarie” e ospiti internazionali. 

Con 'C’era una volta…la Svizzera', alle 16.30, programma curato da Massimiliano Maltoni in collaborazione con la Cinémathèque Suisse e il Consolato di Svizzera in Venezia, si passeranno le Alpi, per tornare indietro di oltre un secolo e scoprire le origini del cinema svizzero. La preziosissima opera di conservazione del patrimonio culturale e della memoria storica del paese è al centro del progetto della cinemateca: racconti urbani, paesaggi poetici, folclore, l’operosità delle fabbriche sono documenti storici, malinconici ma affascinanti che creano un effetto di “straniamento” nello spettatore, come quello che fa sembrare un vero e proprio western la testimonianza dell’ultima diligenza in Svizzera, quella del Kiental.

Non potevano mancare poi le incursioni nella mondanità, come la visita a Ginevra , durante la loro luna di miele in Europa, di due superstar hollywoodiane, Mary Pickford (la “fidanzatina d’America”)  e Douglas Fairbanks, o il divertente “indovinello” cinematografico che vede protagonista uno degli eroi svizzeri per eccellenza, Guglielmo Tell.

Anche il concorso internazionale prenderà il via mercoledì alle 20.00, con i primi sei dei trenta cortometraggi in concorso provenienti da 29 scuole di cinema e 25 paesi differenti, sottoposti allo sguardo attento di una giuria internazionale di grande prestigio composta da Catherine Breillat, Małgorzata Zajączkowska e Barry Purves. Tra questi anche il primo dei tre italiani in gara: Alessandro Berellini che ha realizzato l’horror psicologico 'Under the surface you are never alone', per una delle più prestigiose scuole di cinema svedesi. Il suo corto richiama un tipo di horror allusivo, basato sulle atmosfere e su una tensione costante, che gioca con il labile stato psicologico della propria protagonista, una madre traumatizzata da un furto che rimane sola in casa con il proprio figlio.

La rappresentazione di realtà distorte o inventate è una delle caratteristiche ricorrenti tra i corti del concorso 2017: Goldfish, ad esempio, prodotto in una scuola di cinema tedesca dal regista argentino Facundo Scalerandi, si basa interamente sul mondo di bugie creato da un padre per i propri figli, incapace di spiegare loro la perdita della madre. Sostenere questa finzione però diventerà sempre più difficile e avrà un’influenza sorprendente sui due piccoli. Anche 'Petrel', dell’australiano Charles Broad gioca con la mente del proprio protagonista che, chiuso in una stazione di servizio in mezzo al nulla, deve fare i conti con i fantasmi del proprio passato che assumono forme sempre più reali. ù

Una realtà che si vorrebbe non fosse tale è invece quella di 'Nocebo', del regista indiano Faraz Alam. Tratto da una storia vera, è infatti il violento racconto – in bianco e nero – della crudele vendetta di una infermiera polacca, vittima di una violenza di gruppo da parte di soldati nazisti all’epoca della seconda guerra mondiale. Clara’s Rage di Michelle Garza Cervera condivide con quest’ultimo un’eroina femminile che, nella sua storia di ribellione alle convenzioni sociali, diventa ritratto della condizione della donna in Messico, con una parabola allegorica dove la “rabbia” trasmessa dai cani randagi diventa l’evento che scatena la reazione della protagonista. L’atmosfera è decisamente più leggera nell’animazione russa 'Hamlet the Comedy di Eugeniy Fadayev'. Realizzata con uno stile minimale per il quale si vedono solo le silhouette nere dei personaggi su uno sfondo bianco e racconta, con umorismo e ferocia, la gita di una classe di bambini fin troppo vivaci a teatro.

Nonostante sia solo il primo giorno del festival, sarà già ora di verdetti per la prima edizione del Music Video Competition, un concorso curato da Andrea Bedeschi e dedicato a video musicali realizzati da studenti di scuole di cinema e università di tutto il mondo. Ben tre dei sei finalisti provengono da altrettanti istituti tedeschi: 'Clean Up', di Lisa Zielke è un racconto fantastico sull’integrazione, 'Crossing the Bridge di Anatol Schuster', coniuga poeticamente la danza con gli ultimi istanti di vita di una giovane, mentre in 'Reanimation', di Marcus Hanisch, un simpatico robot danzante riporta in vita degli scatenati ballerini degli anni ‘70. A questi si aggiungono 'Voice I Am', forte critica nei confronti delle discriminazioni di genere nei paesi mediorientali realizzato dal regista iraniano Elia Sadeqi, l’animazione di 'Melancholy' della regista belga Jacinthe Folon e infine 'Olympia', realizzato da una coppia di giovani registe italiane, Valentina Zanrosso e Chiara Missaggia, che utilizzano la scherma come metafora della vita. Il vincitore del concorso sarà protagonista di iniziative e promozioni da parte del media partner del festival Good Short Film.

Uno dei focus monografici di questa edizione, a cura di Cecilia Cossio, è dedicato al regista indiano Umesh Vinayak Kulkarni, uno dei più importanti autori di lingua marathi, parlata nelle regioni centro-occidentali dell’India. Kulkarni, che si è diplomato alla prestigiosa Ftii di Pune, è velocemente emerso come uno dei cineasti più promettenti di quest’area, arrivando in meno di un decennio a girare quattro lungometraggi. Tuttavia, come testimonia il workshop da lui stesso diretto “Shoot a Short”, è il cortometraggio il suo formato espressivo prediletto. Le quattro opere che saranno proiettati allo Short rivelano infatti le caratteristiche fondanti della sua poetica, come una precisione documentaria nello scolpire visivamente gli ambienti e una profonda sensibilità nel delineare i personaggi.

Darshan è una parabola spirituale nella forma di una lunga attesa che separa l’incontro tra un bambino e una divinità, 'Three of Us' è un documentario su un giovane disabile e sui sacrifici a cui si sottopongono i suoi genitori, 'Gaarud' consiste in un lungo piano sequenza che restituisce con precisione la varia umanità che popola un fatiscente caseggiato popolare, infine 'Vilay' è un racconto di perdita personale nel quale si riflette il declino delle tradizioni di una nazione intera.

Tra gli omaggi che il festival tributa agli istituti che contribuiscono a formare giovani film-maker, si terrà domani quello dedicato all’Università Waseda di Tokyo, un programma realizzato in collaborazione con Venice International University. Pur non avendo una vera e propria scuola di cinema tra le sue facoltà, questa prestigiosa università giapponese ha formato oltre un terzo dei cineasti attualmente iscritti all’albo dei registi nipponici e quasi la metà degli sceneggiatori, grazie alla cooperazione tra diversi dipartimenti e alla collaborazione di alumni eccellenti come Hirokazu Koreeda. La selezione che sarà presentata allo short, curata da Tamaki Tsuchida e Norimasa Morita, si tinge decisamente di rosa, trattandosi di quattro cortometraggi realizzati da cinque studentesse dell’università, tutti accomunati dal tema della “notte” e da una componente fantastica, a partire da 'The Night of Baku di Mami Hashimoto', sullo strano incontro tra un uomo e un “mostro degli incubi”, per proseguire con 'The Last Dream di Noemie Nakai e Carmen Kobayashi', fantascientifico racconto su una società che non è più in grado di sognare. 'Starry Night', di Mio Hoshiai, è invece una riflessione sul rapporto sempre più sbilanciato tra tradizione e modernità in forma di parabola allegorica, mentre 'Every Night' di Aya Miyazaki è un racconto fantastico di liberazione per una donna oppressa.

Un appuntamento del quale il festival è particolarmente orgoglioso è la presentazione del cortometraggio realizzato dagli studenti del corso di cinema digitale di Ca’ Foscari, un corso inaugurato nel 2013 e organizzato dagli stessi coordinatori dello short, coadiuvati da un team di professionisti del mondo del cinema. Con il loro aiuto, gli studenti hanno realizzato collettivamente un cortometraggio come “saggio di laurea”, gestendo ogni fase della sua realizzazione, dal soggetto alla post-produzione, dirigendolo e interpretandolo. Il risultato è: 'I giorni perduti', un’opera tratta dall’omonimo racconto breve di Dino Buzzati, liberamente adattato e riletto nei toni della commedia nera e grottesca.
 

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