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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Castello / Campo Santi Giovanni e Paolo

Dagli infarti ci salverà una gabbietta, la novità arriva dal Civile

Il rivoluzionario stent che "scompare" assorbito dal corpo non ha parti in metallo. Il primo utilizzo a Venezia è avvenuto nel centro storico

E’ una gabbietta di plastica di forma cilindrica l’ultima novità nel campo della cardiologia interventistica. Viene definita come la quarta rivoluzione nel trattamento dei pazienti con patologie coronariche, cioè ostruzione delle arterie e conseguente rischio di infarto. Il nuovo “stent” infatti è completamente riassorbibile dal corpo umano perché fabbricato con lo stesso materiale utilizzato per i punti di sutura. Il nuovo dispositivo, chiamato BVS (Bioreasorbable vascular scaffold, impalcatura vascolare bioriassorbibile), scompare quando ha esaurito il suo compito di tenere aperta la coronaria per il tempo necessario affinché non si richiuda. Il dissolvimento inizia dopo sei mesi dalla applicazione per sparire completamente in circa 2 anni.

Nell’Ulss 12 il primo impianto della nuova “gabbietta” è stato fatto all’ospedale di Venezia, dall’equipe di Cardiologia guidata dal primario Giuseppe Grassi su un paziente veneziano cinquantenne, commerciante, sposato e con figli. Candidati ideali all’impianto dei nuovi dispositivi sono soprattutto i pazienti giovani, che potrebbero avere la necessità di essere sottoposti in futuro a nuovi interventi o a interventi di cardiochirurgia.

“Ci fa piacere che sia l’ospedale del centro storico a tenere a battesimo un nuovo stent – commenta il direttore generale dell’Ulss 12, Giuseppe Dal Ben – il livello della professionalità dei nostri medici e delle tecnologie impiegate procede di pari passo a Venezia e in terraferma. Inoltre, pensiamo sempre al centro storico come a un luogo prevalentemente popolato di anziani. Ma ci sono anche molte persone relativamente adulte che lavorano, svolgono una vita attiva e che a fronte di un problema cardiaco possono contare su un ospedale pronto ad intervenire con competenza”.  

“I predecessori del nuovo dispositivo contenevano metallo, il quale una volta inserito nella coronaria lì rimaneva per sempre – spiega il primario Giuseppe Grassi – rendendo assai complicato un eventuale futuro intervento".

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