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Cronaca

Tragedie sul lavoro, i metalmeccanici scioperano per un'ora. A Venezia 6 decessi

Lunedì gli operai hanno incrociato le braccia per attirare l'attenzione sulle condizioni di lavoro. Aumentano le morti e lievita il numero dei feriti: "Basta con gli appalti selvaggi"

Sicurezza sul lavoro: è sciopero. I dipendenti delle aziende metalmeccaniche veneziane lunedì hanno incrociato le braccia dopo i tragici incidenti sul lavoro che si sono verificati negli ultimi giorni in Italia. L'iniziativa è stata concordata da Fiom, Fim e Uilm e per il resto della regione è in programma il prossimo 21 settembre. In laguna, invece, si è anticipato di 48 ore. Si è trattato di uno stop dal lavoro "simbolico" della durata di un'ora. 

In sette mesi, da gennaio a luglio, in Veneto si sono registrati 65 morti sul lavoro (ma tra agosto e metà settembre il numero è salito ancora) e ben 44.149 infortuni, con una crescita di quasi un migliaio rispetto all’analogo periodo del 2015 quando furono 43.185 - dichiarano i sindacati in una nota - E’ una piaga che riguarda prevalentemente gli uomini, in quanto maggiormente occupati nei settori più esposti (edilizia in testa), ma anche le donne tra le quali avviene ben il 32,5% degli incidenti nonostante la preponderanza del lavoro nel terziario. Ancora più impressionante il dato relativo ai giovani tra cui l’incidenza degli infortuni è particolarmente alta nonostante la migliore forma fisica rispetto ai colleghi più anziani. Ebbene, i lavoratori al di sotto dei 34 anni, pur rappresentando meno del 29% degli occupati, sono il 38% degli infortunati, a dimostrazione di quanto pesino sulla stessa sicurezza le condizioni di lavoro precarie, maggiormente diffuse in questa fascia d’età".

Stando ai numeri forniti dalle sigle sindacali, in provincia di Venezia durante i primi 7 mesi dell'anno si sono verificati 7.259 incidenti sul lavoro, tra cui 6 mortali. Si tratta di un dato comunque inferiore a diverse altre città venete, come Padova (8.090 incidenti tra cui 16 che hanno causato decessi), Treviso (7.729 tra cui 11 mortali), Verona (9.352 tra cui 10 mortali) e Vicenza (8.340 tra cui 15 mortali). Numeri inferiori solo per Rovigo e Belluno, per ovvi motivi demografici e produttivi. “Le morti e le menomazioni a seguito di infortuni sul lavoro - sottolinea la segretaria generale della Cgil del Veneto, Elena Di Gregorio - sono fatti gravi e inaccettabili, frutto anche della crescente precarietà che aumenta la ricattabilità dei lavoratori e ne diminuisce le tutele. Ogni morte sul lavoro rappresenta una sconfitta per tutti. Per questo il tema delle condizioni di lavoro e della sicurezza devono tornare al centro dell’agenda politica e, per quanto ci riguarda, intensificheremo il nostro lavoro in questo campo così come nel contrasto alla precarietà senza regole e tutele”.

Netta la denuncia del segretario fenerale della Fiom del Veneto, Luca Trevisan: “I drammatici incidenti mortali di questi giorni - sottolinea - sono il prodotto di un sistema fondato su appalti selvaggi, su una catena produttiva organizzata su subappalti e sull’allungamento smisurato degli orari di lavoro. Per questo è indispensabile introdurre regole certe e trasparenti e ridurre la quantità degli appalti”. Fim Fiom Uilm rimarcano come “queste morti non sono mai la conseguenza della fatalità”, richiamando l’importanza di un “contratto nazionale che affronti queste tematiche” rendendo “più forti i lavoratori nella difesa dei propri diritti e di una condivisa e diffusa cultura della sicurezza”.

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