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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Cannaregio, 1756

Dipendente infedele: "Dirigente Ulss risarcisca con 500mila euro"

Ci sono anche una sandonatese e una figura apicale ora all'Ulss 12 tra le persone a giudizio per una appropriazione indebita all'Asl di Treviso

Ci sono anche due professionisti veneziani tra i dipendenti pubblici che dovranno mettere mano al proprio portafoglio per rifondere l'Erario del danno provocato da una impiegata infedele che in otto anni, dal 1999 al 2007, si sarebbe appropriata di quattro milioni di euro. A giudizio finiscono cinque persone, tra dirigenti e impiegata.

Così ha deciso la Procura regionale della Corte dei conti, che, come riporta il Gazzettino, ha fissato la prima udienza del processo per il prossimo gennaio. Tra loro ci sono anche figure che ai tempi occupavano posizioni importanti all'interno dell'Ulss di Treviso, dove si sono verificati i fatti. La colpa di costoro sarebbe di non aver vigilato in maniera adeguata, di fatto consentendo secondo la Procura l'appropriazione indebita della 50enne. Tra loro anche un dirigente che ora lavora alla Ulss 12 veneziana, cui è stato chiesto un risarcimento di poco meno di mezzo milione di euro, e di una sandonatese che invece potrebbe vedersi costretta a scucire 877mila euro.

Questo per quanto riguarda il fascicolo aperto dalla Corte dei conti. Poi, naturalmente, di pari passo prosegue anche l'inchiesta penale. Al termine di quest'ultima si potrebbe profilare all'orizzonte anche una richiesta di risarcimento per danno d'immagine, comminata sempre dalla Procura della Corte dei conti. Il bubbone scoppiò nel 2010, quando si scoprì che la dipendente infedele di 50 anni, attraverso "un uso distorto della procedura informatica", per otto anni era riuscita ad attribuire a insaputa dei medici prestazioni mai effettuate. Anche alcuni parenti della donna sarebbero stati inseriti negli elenchi stipendiali dell'Ulss. Un danno da 4,5 milioni di euro. Causato secondo la Corte dei conti anche da chi non ha vigilato in otto lunghi anni. Chi, ora, rischia di vedersi costretto a risarcire di tasca propria il danno erariale.

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