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Cronaca Caorle

Maxi frode alle agenzie pubblicitarie online, l'indagine dell'Fbi sbarca sul litorale

A finire in manette la mente del gruppo criminale, un romano. Cinque i denunciati. Perquisizioni nei confronti di un lavoratore stagionale che si trova sul litorale veneziano

L'accusa è di accesso abusivo a sistema informatico e frode. Una articolata attività di indagine, condotta in cooperazione tra gli investigatori del Centro Nazionale Anticrimine Informatico, il servizio di polizia postale e gli investigatori dell'Fbi ha portato all'arresto di una persona e alla denuncia di altre 5, in quanto ritenute responsabili di una complessa attività criminale ai danni di aziende pubblicitarie operanti in internet. La frode finora accertata supera i 300mila euro. Perquisizioni anche sul litorale veneziano, nel territorio caorlotto. Un lavoratore stagionale, non residente in Veneto, è stato raggiunto dagli agenti della polizia postale e sottoposto alle indagini.

L'inchiesta si è originata da uno studio condotto da alcuni ricercatori statunitensi che avevano individuato delle botnet, ossia delle reti di computer infettate da malware, costituite da dispositivi NAS, ubicati tra l'Europa e gli Stati Uniti, compromessi dalla vulnerabilità del sistema operativo. Gli accertamenti successivi hanno portato all'identificazione di sei cittadini italiani, che avrebbero manomesso oltre 120mila dispositivi. Secondo quanto appurato dagli investigatori, i ruoli all'interno del gruppo erano diversi: due fratelli romani, entrambi tecnici e collaboratori di un sito di scommesse online, avevano organizzato lo schema attraverso cui la frode era stata poi perfezionata. Gli altri consentivano la monetizzazione attraverso i propri codici fiscali, documentando falsamente l'avvenuta prestazione professionale, per importi sempre inferiori ai 5mila euro, oltre i quali la normativa prevede il possesso di una partita Iva.

L'attività di stretta collaborazione tra gli uffici italiani e statunitensi ha permesso quindi di individuare il server che aveva ospitato i server di amministrazione, nonché le mail utilizzate per la commissione dei reati. E proprio l'attività svolta sul traffico presente sulle mail intestate a G.F., poi finito in manette, ha fatto emergere gli elementi a carico degli altri indagati: comunicazioni, pagamenti e documentazione fiscale che certificavano le fatturazioni da parte delle aziende pubblicitarie frodate. Nei confronti di tutti, il sostituto procuratore Eugenio Albamonte della Procura della Repubblica di Roma, titolare delle indagini, ha così emesso decreti di perquisizioni eseguiti a Roma e provincia, Reggio Calabria e Venezia, con l'ausilio del personale della polizia postale dei compartimenti di quei capoluoghi. Uno dei due fratelli, la vera mente del gruppo, è stato così tratto in arresto ad Amsterdam, dove si trovava momentaneamente domiciliato. L'arresto è stato effettuato dall'Fbi, in collaborazione con la polizia olandese.

Le prime analisi eseguite sul materiale rinvenuto in sede di perquisizione hanno confermato un rilevante numero di richieste verso i domini riconducibili a società italiane e straniere, che si occupano di annunci pubblicitari online ed offrono ai proprietari di siti internet che accettano di inserivi banner pubblicitari la possibilità di guadagnare denaro in base a quante volte questi banner vengono cliccati dai visitatori del sito. Lo scopo era pertanto quello di far arrivare sul sito della società pubblicitaria molto traffico proveniente dai siti internet creati "ad hoc" dal gruppo criminale, al fine di ottenere il pagamento di un servizio in realtà non erogato.

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