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Cronaca

Grandi navi a Porto Marghera, Cisl: "Compatibilità fra industria e turismo è bugia"

Il sindacato: "Le istituzioni si erano impegnate per la nascita e lo sviluppo sostenibile e green dando una nuova prospettiva industriale all'area. Ora si mente sapendo di mentire"

L'idea che le grandi navi che ora transitano a San Marco possano spostarsi a Porto Marghera, come annunciato in una recente intervista dal sindaco Lugi Brugnaro, non piace neanche alla Femca Cisl di Venezia.

"Sembra - scrive il sindacato in una nota - da quanto apprendiamo dalla stampa e dal convegno “Invest in Venis“ organizzato qualche giorno fa dalla Camera di Commercio, Regione Veneto e Confindustria, dedicato agli investimenti su Venezia, che si stia decidendo di attrezzare un primo terminal crocieristico a Marghera per navi con stazza superiore alle 96 mila tonnellate. Due attracchi, entro il 2019, nel canale nord delle banchine adiacenti a Fincantieri, e entro il 2021 un terzo attracco nella banchina del canale Brentelle. Questo in attesa che venga realizzato lo scavo del canale Vittorio Emanuele per consentire alle navi di grossa stazza di arrivare al terminal Tronchetto di Venezia".

La conseguenza di tutto ciò, per il sindacato Femca Cisl, è facilmente desumibile: la messa in discussione dell'industria a Porto Marghera.

"La convivenza tra navi da crociera e imprese industriali sarebbe assai complicata e non potrebbe essere compatibile con i piani di sicurezza delle realtà chimiche presenti oggi a Marghera. Il rischio reale è che si pregiudichi di fatto il futuro del sito industriale e delle relative aziende, che però in quest'area sono collocate da molto tempo e con un impatto occupazionale negativo che tra diretti e indiretti rischia di coinvolgere circa cinquemila posti di lavoro - conclude la Cisl.

"La politica che sostiene che a Marghera può convivere il turismo con le fabbriche chimiche e petrolifere mente - afferma la Femca - sapendo di farlo, per agevolare gli interessi di qualcuno e per facilitare lo sviluppo di altre attività come i distretti sportivi e le banchine per yacht, che nulla hanno a che fare con l’occupazione e lo sviluppo sostenibile di un area con un valore storico inestimabile. Senza dimenticare che Venezia sta già soffocando per il troppo turismo e che l'Unesco ha chiesto di limitare il numero di turisti che quotidianamente invadono la città lagunare. 

Ricordiamo infine che nel 2010 l’autorità portuale di Venezia ha fatto pressione sul governo per chiudere Montefibre promettendo la realizzazione nei novanta ettari di un attività logistico-portuale e del district park con oltre mille posti di lavoro in cinque anni. Ad oggi e dopo sette anni nemmeno un posto di lavoro si è creato. Chiediamo quindi che in occasione del centenario di Porto Marghera ci si opponga pubblicamente a questa folle idea di trasformare l'area industriale in una nuova marittima, salvaguardando quella attuale e tenendo fede agli impegni presi con l’ultimo accordo di programma che prevedeva uno sviluppo industriale sostenibile e green per ridare una prospettiva nuova a questa strategica realtà".
 

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