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Cronaca Martellago

La storia di Emanuele, guarito dal Covid-19 e dimesso dall'ospedale

«Voglio dare un messaggio di speranza», dice. Ha 64 anni, vive a Martellago ed è tra i quattro pazienti dimessi oggi da Villa Salus, dichiarati guariti

Emanuele Rosa ha iniziato a sentirsi poco bene a fine febbraio. Inizialmente i sintomi erano lievi, soprattutto una grande spossatezza, ma nei giorni successivi la situazione non è migliorata e il 4 marzo il medico di base gli ha diagnosticato una polmonite. Di lì a poco, grazie al test con tampone, è emersa la natura del malessere: coronavirus. Con un certo stupore del paziente, dal momento che, almeno fino a quel momento, non aveva avuto né febbre alta, né tosse o difficoltà respiratorie.

Rosa ha 64 anni ed è titolare di una farmacia a Martellago. Le sue condizioni sono peggiorate nei giorni successivi. «Il 10 marzo sono stato ricoverato all'ospedale di Mirano - racconta - dove mi hanno curato con una terapia a base di cocktail di antivirali e farmaci anti artrite. Avevo sempre più necessità di ossigeno, che mi veniva fornito tramite un sondino al naso. Mi alzavo solo per andare al bagno e facevo una grande fatica, tossivo e non vedevo l'ora di tornare a letto. In quei giorni sono arrivati pensieri negativi, tendevo ad abbandonarmi, a perdere la capacità di reagire». Ovviamente, essendo un paziente Covid-19, Rosa non poteva vedere la moglie e la figlia, che erano a loro volta in isolamento domiciliare perché erano entrate a contatto con una persona contagiata. «Comunicavo con loro via WhatsApp», ricorda Rosa.

Per superare quel momento, racconta, sono servite le cure ma anche l'atteggiamento mentale. «Voglio dare un messaggio di speranza, di resilienza - dice ora -. Si può farcela, si può vincere. Da questo male si può guarire, prima di tutto aiutando se stessi. Ho sentito di dover ristrutturare dal punto di vista cognitivo la mia malattia, anche perché se il cervello sta bene influisce positivamente sulla prima linea di difesa, il sistema immunitario». E continua: «La dottoressa Barbato, vice primario, mi visitava quotidianamente per monitorare i progressi. È stata una presenza davvero importante e la ringrazio per questo. Lentamente, col passare dei giorni, ho iniziato a recuperare». Il 19 marzo, ormai in buone condizioni, Rosa è stato trasferito a Mestre, in Villa Salus, per un ultimo periodo di recupero. «Lì sono stato bene - riferisce - C'è stato anche un buon rapporto interpersonale con i medici e gli infermieri. Ero assieme ad un altro paziente, ci siamo conosciuti e posso dire che è stata una bella esperienza dal punto di vista umano. Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno accudito e curato, dandomi speranza. Per 14 giorni, tra Mirano e Villa Salus, non ho fatto altro che avanti e indietro dal letto al bagno e viceversa. Non so come ho fatto a non impazzire». Rosa è stato dimesso oggi, 25 marzo. Sta bene e sta bene anche la sua famiglia, che ha terminato il periodo di isolamento domiciliare. La moglie e la figlia non hanno mai mostrato sintomi e in queste due settimane sono state aiutate da alcuni vicini, che hanno portato loro la spesa a casa.

Rosa è tra i quattro pazienti usciti oggi da Villa Salus dopo essere stati dichiarati guariti dal coronavirus. Con lui sono tornati a casa un uomo di 79 anni, ricoverato dal 9 marzo prima in Geriatria e poi in Pneumologia all'ospedale dell'Angelo e trasferito nella struttura privata il 18 marzo; un uomo di 80 anni ricoverato in Pneumologia all'ospedale di Dolo il 10 marzo e trasferito a Villa Salus il 19 marzo; e una donna di 73 anni ricoverata in Pneumologia a Dolo il 13 marzo e trasferita il 20 marzo. Una grande soddisfazione anche per il personale. Commentano così il primario del reparto, Mauro Giovanni Schiesaro, e il direttore sanitario Isabella Lante: «I pazienti avevano già superato la fase critica e l’evoluzione clinica è stata favorevole e rapida, così da permettere il rientro a domicilio in tranquillità. La gioia di vedere dimesse persone così provate da ricoveri lunghi e in condizioni di isolamento ci gratifica e ripaga dei sacrifici».

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