Il "Salva Venezia" a bagnomaria, rischio arrivo fuori tempo massimo

Il tempo stringe. Il "Salva Venezia", che secondo quanto dichiarato dal premier Enrico Letta avrebbe dovuto essere approvato il prima possibile dopo le vacanze natalizie, rischia di arrivare fuori tempo massimo. Mancano poco più di due settimane, come riporta La Nuova Venezia, per la conversione in legge del decreto "Salva Roma", al cui interno si trova anche l'emendamento che dovrebbe affievolire le sanzioni nei confronti di Ca' Farsetti per lo sforamento del patto di stabilità lo scorso anno.

I destini del "Salva Venezia", va da sé, sono legati a doppio filo con quello del decreto generale. L'esecutivo ha già dato il suo nulla osta, ma l'emendamento sarebbe ancora fermo in Commissione Bilancio al Senato, dove martedì sono previste le prime votazioni. Dopodiché si arriverà all'esame di Palazzo Madama e della Camera. Ma il quadro politico generale "tribolato" di questi ultimi giorni qualche timore lo determina. In più, secondo il quotidiano, un voto fondamentale potrebbe essere quello di Linda Lanzillotta di Scelta Civica, che però chiederebbe al Comune di ridurre il personale e di dismettere partecipate (quelle che non forniscono servizi pubblici) e patrimonio immobiliare.

Prima di ottenere nuovi stanziamenti. Il sindaco Giorgio Orsoni è quindi partito per Roma per far sentire "forti e chiare" le rivendicazioni della città, che aspetta sempre i soldi promessi e previsti nella "legge speciale". I dipendenti di Ca' Farsetti, dunque, rimangono col fiato sospeso: se l'emendamento non dovesse essere approvato, infatti, non verrebbe cancellato il blocco delle assunzioni. E da aprile potrebbe di nuovo configurarsi il taglio degli stipendi (quelli di febbraio e marzo sono salvi).