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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Immigrati clandestini attraverso i circhi, un arresto anche a Vigonovo

Operazioni della squadra mobile di Palermo in tutta Italia. Arrivavano da India, Pakistan e Bangladesh, soldi ai gestori dei circhi ma anche a un dipendente pubblico

Quarantuno persone, tra impresari e titolari dei circhi, sono state fermate nel corso dell'operazione "Golden circus" della squadra mobile di Palermo. Le indagini sono in corso in tutta Italia, Venezia compresa. Tra gli indagati anche un dipendente regionale siciliano che l'organizzazione, secondo gli inquirenti, era riuscita a corrompere. Ma l'inchiesta ha allungato i propri tentacoli fino alla nostra provincia, visto e considerato che martedì mattina è finito in manette M.D.C., un 66enne gestore con i fratelli del circo "Cristiani Bros", che si trovava in tournée in terra lagunare. Per lui, al pari delle altre persoone finite nel mirino, l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Martedì si trovava in stato di fermo in carcere, in attesa della convalida del giudice.

I circa 500 migranti arrivati in Italia attraverso i circhi utilizzavano ormai canali collaudati. "Potevano contare su alcuni connazionali - dice Rodolfo Ruperti, capo della squadra mobile palermitana - che riuscivano a farli arrivare in Italia utilizzando anche un dipendente corrotto". In realtà queste persone solo sulla carta lavoravano nei circhi. Nell'operazione sono stati coinvolti anche numerosi impresari del settore circense che, per ogni lavoratore straniero assunto fittiziamente, guadagnavano dai 2 mila ai 3 mila euro. Sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, mentre ad alcuni componenti dell’associazione sono stati contestati anche i reati di corruzione di pubblico ufficiale, falso materiale ed ideologico. Sette milioni di euro il giro d'affari accertato.

Tutto è partito il 20 giugno 2012 quando un giovane indiano, Sushil Kumar, oggi venticinquenne, si presenta negli uffici della Squadra Mobile di Palermo per denunciare gravi irregolarità nell'organizzazione del suo viaggio in Italia. Un racconto che, per gli inquirenti, faceva intravedere "sin dal primo momento" "l'esistenza di un più ampio contesto criminoso dedito al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina". Il ragazzo spiega ai funzionari della Mobile che il padre, nel 2008, era stato contattato da un concittadino residente a Palermo da diversi anni, "il quale gli proponeva, dietro il pagamento della somma di 16.000 euro, di riuscire a far entrare regolarmente in Italia uno dei suoi figli". L'uomo, dopo aver venduto alcuni terreni di sua proprietà, nel gennaio 2012 ha consegnato parte del denaro pattuito. Un fratello del "palermitano" "si è prodigato al fine di produrre la documentazione necessaria, e dopo poco tempo, ha indirizzato lo stesso Kumar, presso l'Ambasciata Italiana di New Delhi, per ritirare il visto d'ingresso per far ingresso in Italia", raccontano gli investigatori.

Dopo aver ritirato il documento, il padre del giovane indiano ha saldato il proprio debito, consegnando la restante parte del denaro pattuito. Nel prosieguo del suo racconto, il giovane ha riferito di essere giunto a Palermo il 16 febbraio del 2012, di essere stato prelevato all'aeroporto di Palermo da due emissari di Harmesh e di aver soggiornato per circa 2 settimane nell'appartamento di quest'ultimo, che si trova nei pressi della stazione centrale delle ferrovie di Palermo. Il successivo 1 marzo, il ragazzo è stato accompagnato dagli stessi uomini che lo avevano prelevato in aeroporto, in un paesino nei pressi di Agrigento dove è stato assunto dal circo 'Sandra Orfei'.

Qui, personale di quel circo, ha chiesto che venisse versata la somma di 150 euro, per la sistemazione di alcuni documenti di lavoro. "Dopo circa un mese di lavoro, svolto con mansioni di "facchino", il ragazzo ha deciso di andare via e con l'aiuto di un altro connazionale è fuggito dal circo". Kumar ha riferito di avere intenzione di volere ritornare in India con i soldi guadagnati in un mese di lavoro espletato presso il circo (circa 400 euro). Ma Harmesh ha reagito bruscamente alla richiesta del giovane, e "contestualmente gli ha ritirato il passaporto e il denaro che questi aveva guadagnato, promettendo comunque di rimandarlo nel suo paese d'origine quanto prima possibile".

Dopo qualche giorno, non avendo avuto conferme del reale interessamento da parte di Harmesh a procedere come d'accordo, un parente di Kumar residente a Roma, venuto a sapere della situazione del ragazzo, ha contattato Harmesh e lo ha minacciato di chiamare la Polizia "qualora questi non riconsegnava il passaporto e il denaro sottratto al suo parente". Così, Kumar ha riottenuto sia il passaporto che i soldi, riuscendo così a partire alla volta di Roma, dove è andato a stabilirsi a casa del congiunto trovando temporaneamente lavoro come bracciante agricolo, nelle campagne intorno a Roma. Dopo circa un mese Harmesh ha ricontattato il parente di Kumar, "proponendogli di mandare il ragazzo a Palermo dove avrebbe ritirato il permesso di soggiorno, in cambio Harmesh ha chiesto di impiegare due connazionali per lavorare in sostituzione del Kumar, in quel territorio", spiegano gli inquirenti.

Così come d'accordo Kumar è arrivato a Palermo, ed in attesa di ritirare il permesso di soggiorno, ha trovato alloggio presso l'abitazione di un uomo di Harmesh a Cinisi, nel palermitano. Questi però, per tale locazione pretendeva un pagamento che il ragazzo non poteva retribuire. A questo punto Sham Singh ha iniziato a chiamare Harmesh al quale ha chiesto di ottemperare egli stesso per il pagamento di Kumar. "A causa di ciò, lo stesso Harmesh ha inziato a minacciare di morte il giovane straniero", dicono gli investigatori. Tale stato di fatto ha indotto il giovane Kumar a fuggire dall'abitazione di Cinisi ed a recarsi alla Squadra mobile per denunciare l'intera vicenda. Lo stesso ragazzo ha raccontato alla Polizia che nello stesso periodo in cui egli stesso era giunto in Italia, erano arrivati con lui altri 8 ragazzi, tutti provenienti dal suo stesso villaggio o da villaggi vicini, e tutti quanti avevano pagato la somma di 16.000 euro, ottenendo il visto d'ingresso dall'Ambasciata Italiana di New Delhi.

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