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Cronaca Marghera

"Bonifiche e un progetto comune per non dare Porto Marghera in pasto al malaffare"

Secondo sindacati e comitati in laguna ci sono occasioni di business troppo grosse per non finire nel mirino della criminalità organizzata. Filctem Cgil: "Serve trasparenza"

Non sorprende, per Cgil, venire a sapere dall'inchiesta Fanpage degli interessi camorristici nella gestione dei rifiuti a Porto Marghera, né del presunto riciclaggio di denaro sporco. "Queste cose le segnaliamo da tempo - riferisce il segretario di Filctem, Riccardo Colletti - Lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, correndo anche dei rischi personali durante le vicende della Sirma. Penso poi ad alcune cessioni di aree da parte di Syndial ad aziende poco trasparenti e di fumosa identità. Anche la vicenda del Mose, così come quella delle bonifiche, hanno evidenziato tutte le lacune di un sistema che non è stato in grado di reagire pesantemente per tutelare il nostro territorio dal malaffare".

"Con la cabina di regia si apre la strada al malaffare"

"Le aree di Porto Marghera stanno assumendo un livello di interesse sempre più alto per molti privati - avverte -. Da anni è in ballo la cessione di 107 ettari da parte di Syndial al Comune di Venezia, su altre aree invece vi è una totale mancanza di progettualità". Ma il nodo, per Colletti, riguarda l’area di crisi: "Se la realtà è creare una cabina di regia per avere in mano la gestione di quelle aree, che poi potrebbero entrare in un circuito di gestione solamente privatistica, si aprirebbe un’autostrada senza limiti per chi vuole speculare, lucrare e riciclare a Marghera. Per questo è necessario che la gestione delle manifestazioni di interesse, le eventuali reindustrializzazioni o rioccupazioni di quelle aree rimangano inserite in un’area di interesse nazionale. Non ci serve una cabina di regia gestita da pochi, non ci servono ulteriori accordi di programma su bonifiche. Bisogna cambiare la rotta".

Una "squadra" tra ministeri e parti sociali

Per evitare ciò, secondo il rappresentate sindacale, "bisogna che il ministero dell’Ambiente, il ministero dello Sviluppo economico, le istituzioni locali, Confindustria e le parti sociali si mettano insieme per costruire nuovi elementi di tutela e di sviluppo ecocompatibile di queste aree. Penso inoltre sia utile che il governo istituisca un’authority specifica che vagli le manifestazioni di interesse sul riutilizzo delle aree dismesse e quelle che devono essere bonificate". "Voglio ricordare - conclude - che le bonifiche a Porto Marghera non finiscono con i marginamenti. Se si vuole rioccupare le aree libere bisogna stabilire i costi di bonifica, altrimenti trovo difficile che qualsiasi imprenditore si assuma la responsabilità degli oneri per investire".

I comitati: "Controllo popolare sui progetti"

Sulla vicenda interviene poi il comitato "Marghera libera e pensante": "Facciamo appello alla mobilitazione - si legge in una nota - per impedire che il nostro territorio diventi terra di conquista della criminalità organizzata. Pretendiamo la massima trasparenza per evitare zone d’ombra nelle attività produttive che possano favorire i business delle ecomafie. In questi anni siamo riusciti a bloccare tutti i progetti di riapertura di impianti di trattamento, in primis la riapertura dell’inceneritore SG31, contro l’idea accarezzata da molti di trasformare Porto Marghera nella pattumiera d’Italia. L'inchiesta di Fanpage conferma l’importanza del controllo popolare sul progetto di stoccaggio del gas naturale liquido, come su qualsiasi altro progetto riguardi il nostro territorio. Marghera ha bisogno di un unico vero e grande progetto subito: un piano straordinario di intervento per le bonifiche, promesse e mai realizzate".

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