rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Incidenti stradali Fossalta di Portogruaro

"Mio figlio agonizzante in auto, ma il medico non l'ha soccorso. Voglio la verità"

Giorgio Rizzetto, padre di Marco, morto due anni fa in un incidente stradale, denuncia per omissione di soccorso la prima soccorritrice: "Ha controllato solo l'amica, mio figlio è morto"

“E' concepibile che un medico, che ha fatto un giuramento e che dovrebbe rispondere a regole precise, oltre che alla propria coscienza, agisca in questo modo? Può, vedendo una vettura distrutta, limitarsi a chiedere, restando a distanza, se c'è qualcuno dentro, senza avvicinarsi e senza accertarsi personalmente se all'interno si trovino persone gravemente ferite, agonizzanti e impossibilitate a parlare com'era mio figlio?”. E' uno dei tanti punti che non tornano a Giorgio Rizzetto. Da quasi due anni il genitore si sta battendo con ogni mezzo per fare piena luce sull'incidente che gli ha strappato, a soli 23 anni, il figlio Marco, e per rendergli giustizia, sostenuto da Studio 3A, società specializzata nella valutazione delle responsabilità civili e penali, a tutela dei diritti dei cittadini, a cui si è rivolto assieme ai suoi familiari attraverso il consulente Diego Tiso.

I fatti di quella sera del 2 maggio del 2014 sono noti. Marco, che abitava con la sua famiglia a Portogruaro, si trova nella zona industriale East Park della vicina Fossalta per provare la sua nuova Ford Fiesta che gli dava delle noie, in tuta da lavoro. All'improvviso, mentre sta procedendo tranquillamente per la sua strada con il diritto di precedenza, viene speronato ad alta velocità (98-99 km all'ora, come comprovato anche dalla perizia disposta dalla Procura di Pordenone), proprio dal lato del conducente, da una Volkswagen Passat che manca completamente lo “stop”: a guidarla una oggi 45enne di Ronchis, in provincia di Udine, che dichiarerà di essere da sola in auto e di essere stata inseguita da qualcuno per giustificare la sua condotta. A bordo con lei, in realtà – lo si scoprirà solo due giorni dopo - c'è anche un 55enne, pure lui residente a Ronchis, che intrattiene con lei una relazione extraconiugale.

L'impatto è terrificante, Marco resta esanime nell'abitacolo della sua vettura, mentre la donna rimane nella sua Passat, a una decina di metri di distanza, con una caviglia rotta. Pur ammaccato, però, il 55enne esce con le sue gambe dalla macchina e il suo intervento potrebbe risultare decisivo per il giovane. Potrebbe, perché l'uomo, anziché allertare i soccorsi, fugge. Percorre circa due chilometri a piedi e si fa venire a prendere da un amico dell'Aci, lasciando il ragazzo al suo destino: nella zona, isolata, al momento non ci sarebbe stato nessun altro.

I minuti passano impietosi, ma alle 22.30 circa, e cioè quasi un'ora dopo il sinistro, avvenuto presumibilmente tra le 21.30 e le 21.45, per Marco si profilerebbe un'ultima, disperata possibilità. Finalmente, alle 22.14, la donna lancia l'allarme, ma non allerta il 118 bensì un'amica, il suo medico di base, una 49enne di Ronchis, che accorre sul luogo dell'incidente: sarà lei lungo il tragitto a chiamare i soccorsi. Ma la dottoressa, come risulterebbe anche dalle dichiarazioni rese ai carabinieri di Portogruaro, avrebbe prestato soccorso solo all'amica ferita. Almeno secondo una nota di Studio 3A.

“Non risulta che la dottoressa abbia assistito in alcun modo o si sia preoccupata delle condizioni di salute del ragazzo deceduto sulla Ford Fiesta. Lei stessa afferma di aver seguito il protocollo medico e di aver gridato a gran voce verso la macchina senza avvicinarsi troppo e di non aver ottenuto risposta. Di sicuro non ha visitato nemmeno sommariamente il povero Rizzetto per accertarsi dei suoi parametri vitali. Da profano, e indipendentemente da quanto preveda il protocollo medico, la circostanza, se confermata, lascia letteralmente basiti”. Queste non sono le dichiarazioni di parte ma uno stralcio dell'informativa inviata al pubblico ministero dal comandante dei carabinieri di Portogruaro alla fine dell'attività investigativa, rese note sempre da Studio 3A. La prima ambulanza sarebbe arrivata sul posto un'ora e mezzo dopo il fatto, alle 23.05, e il giovane medico della Guardia Medica che interviene non può che constatare il decesso di Marco, avvenuto, scrive nel rapporto, verosimilmente sul colpo: circostanza su cui però non vi sono certezze, anche perché il dottore non effettua alcuna verifica dei parametri post mortem e, soprattutto, sulla salma non viene disposta l'autopsia.

Ma la famiglia di Marco non ci sta: secondo il papà, che vuole andare a fondo, il ragazzo avrebbe agonizzato dai 30 ai 60 minuti. Perciò è stata presentata opposizione contro l'archiviazione dell'inchiesta sull'omissione di soccorso a carico dell'uomo 55enne e la Procura di Pordenone ha disposto ulteriori accertamenti per stabilire con certezza come e quando sia sopraggiunta la morte del ragazzo. Un supplemento di indagini che potrebbero avere conseguenze, e forse ancora più gravi data la sua professione, anche per il medico di famiglia. Il padre della vittima ha presentato nei suoi confronti una denuncia presso la stazione dei carabinieri di Portogruaro “per omissione di soccorso e per tutte le ipotesi delittuose che saranno ravvisate nella sua condotta”.

“Non è accettabile che mio figlio sia morto a 23 anni per essere finito in mezzo a una tresca tra amanti e complici i quali, dopo averlo investito, lo hanno anche lasciato morire. Se avessero chiamato subito il 118, Marco si sarebbe potuto salvare: è una circostanza di cui sono convinto e che non mi da pace”, asserisce Giorgio Rizzetto, che ha reso partecipe del proprio dolore anche Papa Francesco con una toccante lettera cui il Pontefice ha risposto esprimendo a lui, alla moglie Susanna e all'altro suo figlio tutta la propria vicinanza.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Mio figlio agonizzante in auto, ma il medico non l'ha soccorso. Voglio la verità"

VeneziaToday è in caricamento