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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Jesolo

"Incubo" demanio su 150 alberghi di Jesolo: "Il Tar ci dà ragione, riscrivete la norma"

Giovedì incontro a Roma tra Comune e ministero. Al tavolo anche il presidente dell'Aja, associazione albergatori jesolana: "Il tempo sta per scadere, modifiche a marzo"

Una vicenda che coinvolge circa duecento immobili, tra cui tre quarti strutture ricettive. Una questione cruciale dunque per Jesolo: si tratta dell'annosa querelle riguardante il confine effettivo tra l'area di proprietà del demanio o meno. Per questo motivo giovedì l’assessore all'Urbanistica Otello Bergamo, assieme al rappresentante dell’Aja (Associazione jesolana albergatori) Alessandro Rizzante, si è recato a Roma per un incontro relativo alla questione legata ai limiti dell’area demaniale ridefinita nel 2002 a seguito dell’attivazione del Sistema Informatico Demaniale (S.I.D.). 

In quella occasione il Consorzio Generale di Informatica (COGI), per conto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, venne incaricato di effettuare il rilievo dell’intero sviluppo costiero italiano, fra cui ovviamente anche quello del Comune di Jesolo. Dalla disamina degli atti di verifica delle mappe catastali emerse che alberghi, case e giardini di proprietà privata, ma anche proprietà comunali, si collocavano all’interno dell’area demaniale, perdendo così il carattere privato della loro proprietà.

La verifica straordinaria della fascia costiera coinvolse 202 immobili (di cui 30 riguardano edifici che invadono la vecchia linea demaniale e i rimanenti quella nuova); 3141 unità abitative/terreni, 1690 persone fisiche e circa 150 strutture ricettive. Il problema fu subito oggetto di ricorsi e interessamento da parte anche dell’amministrazione comunale culminato in una sentenza del tribunale di Venezia del 16 ottobre 2015 in cui venne accertato che esistono tre diverse linee di divisione tra il pubblico demanio marittimo e la proprietà privata: una prima linea risalente al 1907 e tracciata a seguito di delimitazione; una seconda linea che deriva da una vendita effettuata dallo Stato nel 1910, posta più verso il mare rispetto a quella sopra indicata e che risulta essere stata recepita in sede di impianto del catasto terreni nel 1930; una terza linea che è quella risalente intorno all’anno 2000 tracciata dal Co. Gi., la quale corrisponderebbe a quella tracciata nel 1907, per la quale non è stata considerata la vendita del 1910. Proprio a seguito di quest'ultima delimitazione (quella del 2000) molti frontisti hanno visto ridotta la propria proprietà privata a vantaggio dell’area demaniale, con l’avvio di un contenzioso concluso con la sentenza del Tribunale di Venezia che ha riconosciuto e accolto la domanda di accertamento di inesistenza di qualsivoglia diritto di proprietà pubblica demaniale sui beni in parola. Ora però, manca ancora un atto ufficiale da parte dell’Agenzia del Demanio che riconosca questo errore e la sentenza del tribunale che lo ha accertato.

«L'incontro a Roma al ministero è servita proprio per mettere assieme le parti interessate e chiedere una accelerazione dell’iter per cui venga riconosciuta l’inesattezza del calcolo della linea del 2002 che, come è stato accertato, si basava come partenza da un faro che non esiste più perché abbattuto durante la seconda guerra mondiale – spiega l’assessore Otello Bergamo -. Il faro, cioè il punto di partenza di demarcazione eseguito nel 2000 dal Cogi si basava su un altro faro. Al tavolo ieri erano seduti anche un rappresentante del Ministero per le Infrastrutture e una rappresentanza della Maina Militare. Dall’incontro è emerso la disponibilità del ministero di interessarsi della questione e di attivarsi per aggiornare la situazione a metà marzo. Dal canto nostro ho interessato anche il sottosegretario all’Economia, che ha garantito il suo appoggio per risolvere entro breve questa questione che sta penalizzando moltissimi operatori turistici, imprenditori e che risulta essere un problema annoso che va assolutamente risolto visto che esiste una sentenza che ha accertato l’errore commesso in sede di misurazione nell’anno 2000, siamo in attesa per il mese di marzo di un ulteriore incontro al ministero con il demanio nazionale con la speranza di risolvere il problema definitivamente».
 

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