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Cronaca Cavarzere / Via Martinelle

Blitz nel laboratorio tessile cinese a Cavarzere: lavoro nero, sporcizia e dormitori

Operazione dei carabinieri a Boscochiaro in un capannone in cui erano impiegati almeno 12 lavoratori. Denunce ed espulsioni. Ambienti allestiti con letti, forse vi abitavano bambini

Un laboratorio tessile ubicato nella Riviera del Brenta che lavorava a pieno regime ma in cui praticamente nulla era in regola. Norme su lavoro, igiene, sicurezza. L'operazione è stata portata a termine nella mattina del 15 maggio dai carabinieri della stazione di Cavarzere e del nucleo ispettorato del lavoro di Venezia, che hanno dato seguito alle indagini eseguite dai militari del luogo. Il controllo in una ditta situata in via Martinelle, frazione Boscochiaro, che ha come oggetto sociale la confezione in serie di abbigliamento esterno. Ne è titolare X.C., donna cinese di 40 anni residente nello stesso paese, che aveva rilevato l'attività in gennaio comprandola da un altro cittadino cinese.

Al momento del blitz sono stati trovate al lavoro 12 persone, impegnate nelle loro postazioni a cucire vari capi di abbigliamento. Alcuni di loro, alla vista dei carabinieri, hanno tentato la fuga, nascondendosi anche in una stanza adibita a mensa. Cinque di loro (tre donne e due uomini, età tra i 25 e i 50 anni) sono risultati in possesso di documento di identità e in regola con il permesso di soggiorno; gli altri sette lavoratori erano invece clandestini.

Lavoro nero e sporcizia nel laboratorio in Riviera

Dall’ispezione dei luoghi di lavoro sono state riscontrate numerose violazioni in materia di sicurezza ed igiene, violazioni che hanno decretato la chiusura dell'attività lavorativa: sporcizia, carenze strutturali, sistemi antincendio non revisionati, impianto elettrico non a norma, omessa formazione dei lavoratori sulla sicurezza. E ancora, muri semidistrutti e ammuffiti. Dei 12 lavoratori presenti al momento del controllo (ma è possibile che altri, assenti in quel momento, vi fossero impiegati) solo uno risultava in regola. Gli altri 11 erano in nero.

All’interno del capannone erano stati creati dei vani adibiti a dormitorio con pareti in legno, letti, armadi e un soppalco con ulteriori camere: qui, in particolare, è stato trovato un tappeto componibile di gomma colorata, segno probabilmente della presenza anche di bambini. Tra le 42 macchine da cucire sistemate su altrettante scrivanie da lavoro, invece, erano riposte a terra frutta e verdura in cattivo stato di conservazione.

L’intero laboratorio è stato sottoposto a sequestro preventivo e potrà riaprire solo una volta che sarà accertato il ripristino delle condizioni necessarie per operare. Nei confronti dei sette cittadini clandestini - di fatto domiciliati nel laboratorio - sono state avviate le procedure per l’espulsione dal territorio italiano, oltre alla denuncia in stato di libertà per violazione della legge sull’immigrazione. La titolare della ditta è stata denunciata per impiego di manodopera clandestina, luoghi di lavoro non conformi e omessa formazione dei dipendenti. Per lei anche sanzioni per un totale di oltre 50mila euro.

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